Saturday 17 July 2010
17:03 | Posted by
Christian
Cos'è l'amore?
Sono le 04.00 del mattino, e persone che parlano, ridono, mi svegliano, penso che siano i ciclisti che stanno partendo, ma è incredibile, generalmente ci si rispetta nei rifugi per pellegrini. Alle 04.15, mi alzo, e mi rendo conto che tutte le finestre sono aperte, e che in strada, 4 giovani alticci, stanno chiacchierando, fortunatamente, quando mi sono alzato, si stavano salutando, se no gli avrei detto di andare a parlare da qualche altra parte. Alle 6.30 mi alzo, chiamo Clemence e facciamo colazione. I 4 canadesi mi chiedono informazioni sul Somport, vogliono partire da lì, prendere un autobus e iniziare il cammino dal Somport. Clemence decide di unirsi a loro, anche lui vuole iniziare il cammino dal Somport. Tra una cosa e un’altra, perdo tempo, e inizio il cammino alle 08.20.
C’è abbastanza caldo, il sole è forte, e per non avere problemi mi bagno in continuazione il capello con acqua.
L'antico
Il nuovo
Mi fermo per mangiare qualcosa dopo 15 km a San Juan de la Peña, sotto un albero, e mangio un po’ di frutta, poi dopo un paio di km a Santa Cilia de Jaca, e ne approfitto per mettermi ghiaccio nelle gambe in prossimità di un dolore al tendine, mangiarmi due gelati.
Nonostante bagno in continuazione il capello con acqua, il sole è fortissimo, e mi viene un po’ di mal testa. Alle tre e mezzo arrivo a Puent la Reina de Jaca, qui mi fermo in un bar, mi mangio un pincho di tortilla e bevo un bicchiere di birra e continuo la cura con il ghiaccio. Mi mancano solo tre km e mezzo per arrivare a Arrés, la mia prossima tappa.
Il sentiero per Arrés
Il cammino per Arrés è in salita per un sentiero, e oramai trascino quasi la gamba destra, che non so perché, è dolorante, ma i giorni precedenti lo era stato solamente la sinistra, capisco che è ora che io faccia un giorno di pausa, anche perché devo arrivare ad almeno una media giornaliera di 30km, ho bisogno di essere in forma.
Arrés
Arrés è un paese arroccato a una altezza di un 800 metri, dove abitano 17 persone. Si tratta di un castello, piccolo, tardogotico del secolo XV e abbandonato nel secolo XVI. È un paese che stava cadendo in rovina, abbandonato, per cui il sindaco, decise di restaurare una vecchia casa e adibirla a rifugio per il pellegrini, visto che si trova nel cammino Aragonese per Santiago. La casa è completamente di pietra, le scale di legno, i pavimenti di legno e il tetto in legno. Ha una capienza di 20 posti letto, ed è gestita da volontari, che a due a due si danno il cambio. L’alloggio è gratis, e i volontari preparano la cena e la colazione gratis, chi vuole, può lasciare un’offerta. Loro vivono delle offerte, fanno la spesa, puliscono la struttura e sono molto affettuosi. Adesso è il turno di Tere, che è una pedagoga e Pilar. Io mi sono subito trovato in sintonia con Tere, le ho raccontato che stavo scrivendo il blog, e lo ha voluto leggere, con il traduttore, si è tradotto tutto in catalano, e si è messa a leggerlo e si è commossa per il blog! Le è piaciuto molto la storia del principe della paura, lei mi ha spiegato che lavora in una scuola, e insegna ai bambini a lavorare con le proprie emozioni, per cui mi ha chiesto se poteva copiare la parte sul principe della paura, perché lo vuole mettere in uno articolo che sta scrivendo, ovviamente mi ha detto, metto il tuo nome! Le ho detto che ero contentissimo se lo copiava, allora mi ha detto che voleva anche la foto del cuore, e le ho detto che la poteva copiare senza problema! Le ho chiesto che volevo rimanere un giorno in più e mi ha detto che non faceva niente.
Dopo essermi fatto la doccia, ho approfittato per scrivere qualcosa, ma son dovuto poi andare in chiesa, perché c’è una ragazza di Arrés che dava una spiegazione interessante sulla chiesa e il paese. La chiesa è molto piccola, ma veramente bella, ed è un vero peccato che questo paese sia praticamente disabitato, con molte case in rovina, compresa i resti della torre della fortezza, una torre rettangolare di un’altezza di 10 metri circa.
Dopo la guida turistica della chiesa, con gli altri pellegrini, saremmo circa 8, ritorniamo al rifugio, dove Tere con Pilar hanno preparato una ricca cena. Prima di iniziare la cena, Pilar fa la benedizione della cena, è una cosa bella, io penso che prima di mangiare, dovremmo sempre chiedere grazie a Dio per ciò che mangiamo, non solamente perché abbiamo il cibo, ma anche per la varietà di cibi di cui possiamo disporre. Nel mangiare, nel sentire il sapore del cibo, le sue differenze quotidiane, ci possiamo render conto che ogni giorno la vita è diversa, piena di colori e gusti nuovi. Ecco perché è una vergogna andare a mangiare nei fast food, dove oltre a darci cibi di scarsa qualità e pieni di grassi saturi, ci toglie il piacere della varietà. Prima di iniziare a mangiare, Pilar ci spiega del simbolo della associazione che si occupa di questo rifugio, che consiste nella raffigurazione di una persona che apre le braccia, simbolo dell’accoglienza a braccia aperte, dell’amore.
Dentro questa figura, vi sono tante altre persone con le braccia aperte, simbolo che l’unione fa la forza, tante persone che ti accolgono a braccia aperte. Tutti noi pellegrini, mangiamo insieme, in una tavolata fuori dell’albergo del pellegrino. Il menù è composto da zuppa d’aglio, pomodori, seppie con piselli, insalata, bruschette con olio e sale che ho preparato io, vino rosso e acqua.
La cena alle 20.00
Una cena ottima e leggera. Si ride, si scherza, ci si racconta le motivazioni del viaggio, tra cui vi è una signora, avrà un 65 anni, che ci dice che è il suo primo viaggio da sola, e che finalmente è riuscita a viaggiare da sola. Aveva sempre paura che qualcosa le poetesse accadere, adesso però ha deciso di fare il cammino da sola e di esorcizzare le sue paure, ed è molto soddisfatta. Allora Tere interviene, e cita il mio principe della paura e poi dice che alcune volte le paure possono realizzarsi, però bisogna andare avanti. Tere ci racconta, che durante il suo pellegrinaggio a Santiago per la via della Plata, un cammino poco frequentato, e dove avrà incontrato al massimo pellegrini, un giorno è stata inseguita da un pastore. Quando se ne è accorta, ha incominciato a correre, e noi ridendo, immaginandocela con lo zaino, il pastore che ha incominciato a rincorrerla, e Tere correndo super veloce. Lei ci ha confessato che le ha fatto molto paura, e che al primo paese che ha incontrato, è entrata in un negozio e voleva comprare un coltello, solo che lì non vendevano coltelli, e il commesso che la serviva, ha avuto così pena, che le ha regalato il suo, altra risata collettiva! Dopo cena aiutiamo a rimettere a posto, sparecchiamo e riportiamo le sedie dentro, e andiamo a vedere la “puesta del sol” il tramonto. Ci sediamo su delle rocce e aspettiamo.
Pilar legge alcune riflessioni. Tere dopo ci racconta una storia di due rane che s’incontrano dentro una tazza di latte. Cercano di saltare per uscire, ma non ce la fanno, tentano e ritentano, ma niente da fare. Una delle due, ad un certo punto s’arrende, non crede di potercela fare, e va giù a fondo, e muore. La seconda invece continua, e dopo un po’, il latte si trasforma in burro, più solido e finalmente riesce a saltare e a salvarsi. Si tratta di una rana pessimista e di una ottimista.
Un pellegrina guarda il tramonto, dove tramonta il sole, lì è il cammino per Santiago
Tere chiede riflessioni su questa storia, ma tutti in silenzio, allora intervengo io, e dico, che un po’ è come la storia di Arrés, un paese in rovina, ma che grazie al sindaco che ha pensato positivamente, che si potesse riattivare un turismo, un passaggio, una memoria, oggi noi siamo qui seduti aspettando la puesta del sol, conosciamo la storia di questo paese, la sua preziosa chiesa, l’accogliente rifugio.
Sicuramente non ha cambiato radicalmente la storia del paese, ma chi oggi sta leggendo queste righe, saprà che esiste un paese di nome Arrés. Nel mentre arriva la puesta del sol, e facciamo diverse foto, cercando di prendere il sole con le mani.
Ritorniamo al rifugio, tutti vanno a letto, mentre io rimango a scrivere un po’, e poi dormo sotto il tetto, dove ci sono un quattro materassi in fila, non c’e nessuno, anche perché è scomodo, devi prendere la scala, ma è fantastico, sembra dove dormiva “Heidi” la protagonista del catone animato che guardavamo da bambini! Un bacione a tutti!
Sono le 04.00 del mattino, e persone che parlano, ridono, mi svegliano, penso che siano i ciclisti che stanno partendo, ma è incredibile, generalmente ci si rispetta nei rifugi per pellegrini. Alle 04.15, mi alzo, e mi rendo conto che tutte le finestre sono aperte, e che in strada, 4 giovani alticci, stanno chiacchierando, fortunatamente, quando mi sono alzato, si stavano salutando, se no gli avrei detto di andare a parlare da qualche altra parte. Alle 6.30 mi alzo, chiamo Clemence e facciamo colazione. I 4 canadesi mi chiedono informazioni sul Somport, vogliono partire da lì, prendere un autobus e iniziare il cammino dal Somport. Clemence decide di unirsi a loro, anche lui vuole iniziare il cammino dal Somport. Tra una cosa e un’altra, perdo tempo, e inizio il cammino alle 08.20.
C’è abbastanza caldo, il sole è forte, e per non avere problemi mi bagno in continuazione il capello con acqua.
L'antico
Il nuovo
Mi fermo per mangiare qualcosa dopo 15 km a San Juan de la Peña, sotto un albero, e mangio un po’ di frutta, poi dopo un paio di km a Santa Cilia de Jaca, e ne approfitto per mettermi ghiaccio nelle gambe in prossimità di un dolore al tendine, mangiarmi due gelati.
Nonostante bagno in continuazione il capello con acqua, il sole è fortissimo, e mi viene un po’ di mal testa. Alle tre e mezzo arrivo a Puent la Reina de Jaca, qui mi fermo in un bar, mi mangio un pincho di tortilla e bevo un bicchiere di birra e continuo la cura con il ghiaccio. Mi mancano solo tre km e mezzo per arrivare a Arrés, la mia prossima tappa.
Il sentiero per Arrés
Il cammino per Arrés è in salita per un sentiero, e oramai trascino quasi la gamba destra, che non so perché, è dolorante, ma i giorni precedenti lo era stato solamente la sinistra, capisco che è ora che io faccia un giorno di pausa, anche perché devo arrivare ad almeno una media giornaliera di 30km, ho bisogno di essere in forma.
Arrés
Arrés è un paese arroccato a una altezza di un 800 metri, dove abitano 17 persone. Si tratta di un castello, piccolo, tardogotico del secolo XV e abbandonato nel secolo XVI. È un paese che stava cadendo in rovina, abbandonato, per cui il sindaco, decise di restaurare una vecchia casa e adibirla a rifugio per il pellegrini, visto che si trova nel cammino Aragonese per Santiago. La casa è completamente di pietra, le scale di legno, i pavimenti di legno e il tetto in legno. Ha una capienza di 20 posti letto, ed è gestita da volontari, che a due a due si danno il cambio. L’alloggio è gratis, e i volontari preparano la cena e la colazione gratis, chi vuole, può lasciare un’offerta. Loro vivono delle offerte, fanno la spesa, puliscono la struttura e sono molto affettuosi. Adesso è il turno di Tere, che è una pedagoga e Pilar. Io mi sono subito trovato in sintonia con Tere, le ho raccontato che stavo scrivendo il blog, e lo ha voluto leggere, con il traduttore, si è tradotto tutto in catalano, e si è messa a leggerlo e si è commossa per il blog! Le è piaciuto molto la storia del principe della paura, lei mi ha spiegato che lavora in una scuola, e insegna ai bambini a lavorare con le proprie emozioni, per cui mi ha chiesto se poteva copiare la parte sul principe della paura, perché lo vuole mettere in uno articolo che sta scrivendo, ovviamente mi ha detto, metto il tuo nome! Le ho detto che ero contentissimo se lo copiava, allora mi ha detto che voleva anche la foto del cuore, e le ho detto che la poteva copiare senza problema! Le ho chiesto che volevo rimanere un giorno in più e mi ha detto che non faceva niente.
Dopo essermi fatto la doccia, ho approfittato per scrivere qualcosa, ma son dovuto poi andare in chiesa, perché c’è una ragazza di Arrés che dava una spiegazione interessante sulla chiesa e il paese. La chiesa è molto piccola, ma veramente bella, ed è un vero peccato che questo paese sia praticamente disabitato, con molte case in rovina, compresa i resti della torre della fortezza, una torre rettangolare di un’altezza di 10 metri circa.
Dopo la guida turistica della chiesa, con gli altri pellegrini, saremmo circa 8, ritorniamo al rifugio, dove Tere con Pilar hanno preparato una ricca cena. Prima di iniziare la cena, Pilar fa la benedizione della cena, è una cosa bella, io penso che prima di mangiare, dovremmo sempre chiedere grazie a Dio per ciò che mangiamo, non solamente perché abbiamo il cibo, ma anche per la varietà di cibi di cui possiamo disporre. Nel mangiare, nel sentire il sapore del cibo, le sue differenze quotidiane, ci possiamo render conto che ogni giorno la vita è diversa, piena di colori e gusti nuovi. Ecco perché è una vergogna andare a mangiare nei fast food, dove oltre a darci cibi di scarsa qualità e pieni di grassi saturi, ci toglie il piacere della varietà. Prima di iniziare a mangiare, Pilar ci spiega del simbolo della associazione che si occupa di questo rifugio, che consiste nella raffigurazione di una persona che apre le braccia, simbolo dell’accoglienza a braccia aperte, dell’amore.
Dentro questa figura, vi sono tante altre persone con le braccia aperte, simbolo che l’unione fa la forza, tante persone che ti accolgono a braccia aperte. Tutti noi pellegrini, mangiamo insieme, in una tavolata fuori dell’albergo del pellegrino. Il menù è composto da zuppa d’aglio, pomodori, seppie con piselli, insalata, bruschette con olio e sale che ho preparato io, vino rosso e acqua.
La cena alle 20.00
Una cena ottima e leggera. Si ride, si scherza, ci si racconta le motivazioni del viaggio, tra cui vi è una signora, avrà un 65 anni, che ci dice che è il suo primo viaggio da sola, e che finalmente è riuscita a viaggiare da sola. Aveva sempre paura che qualcosa le poetesse accadere, adesso però ha deciso di fare il cammino da sola e di esorcizzare le sue paure, ed è molto soddisfatta. Allora Tere interviene, e cita il mio principe della paura e poi dice che alcune volte le paure possono realizzarsi, però bisogna andare avanti. Tere ci racconta, che durante il suo pellegrinaggio a Santiago per la via della Plata, un cammino poco frequentato, e dove avrà incontrato al massimo pellegrini, un giorno è stata inseguita da un pastore. Quando se ne è accorta, ha incominciato a correre, e noi ridendo, immaginandocela con lo zaino, il pastore che ha incominciato a rincorrerla, e Tere correndo super veloce. Lei ci ha confessato che le ha fatto molto paura, e che al primo paese che ha incontrato, è entrata in un negozio e voleva comprare un coltello, solo che lì non vendevano coltelli, e il commesso che la serviva, ha avuto così pena, che le ha regalato il suo, altra risata collettiva! Dopo cena aiutiamo a rimettere a posto, sparecchiamo e riportiamo le sedie dentro, e andiamo a vedere la “puesta del sol” il tramonto. Ci sediamo su delle rocce e aspettiamo.
Pilar legge alcune riflessioni. Tere dopo ci racconta una storia di due rane che s’incontrano dentro una tazza di latte. Cercano di saltare per uscire, ma non ce la fanno, tentano e ritentano, ma niente da fare. Una delle due, ad un certo punto s’arrende, non crede di potercela fare, e va giù a fondo, e muore. La seconda invece continua, e dopo un po’, il latte si trasforma in burro, più solido e finalmente riesce a saltare e a salvarsi. Si tratta di una rana pessimista e di una ottimista.
Un pellegrina guarda il tramonto, dove tramonta il sole, lì è il cammino per Santiago
Tere chiede riflessioni su questa storia, ma tutti in silenzio, allora intervengo io, e dico, che un po’ è come la storia di Arrés, un paese in rovina, ma che grazie al sindaco che ha pensato positivamente, che si potesse riattivare un turismo, un passaggio, una memoria, oggi noi siamo qui seduti aspettando la puesta del sol, conosciamo la storia di questo paese, la sua preziosa chiesa, l’accogliente rifugio.
Sicuramente non ha cambiato radicalmente la storia del paese, ma chi oggi sta leggendo queste righe, saprà che esiste un paese di nome Arrés. Nel mentre arriva la puesta del sol, e facciamo diverse foto, cercando di prendere il sole con le mani.
Ritorniamo al rifugio, tutti vanno a letto, mentre io rimango a scrivere un po’, e poi dormo sotto il tetto, dove ci sono un quattro materassi in fila, non c’e nessuno, anche perché è scomodo, devi prendere la scala, ma è fantastico, sembra dove dormiva “Heidi” la protagonista del catone animato che guardavamo da bambini! Un bacione a tutti!
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1 comments:
Ciao pellegrino! Alla fine con tanta curiosità ho sbirciato nel tuo blog e...davvero interessante! E' bello quello che scrivi, il fatto di voler condividere il cammino con chi non può è un gesto davvero 'solido' di solidarietà. Le foto poi sono meravigliose...chissà magari un giorno riuscirò a farlo anch'io questo cammino... sicuramente mi ricorderò di te, del giorno che ti ho incontrato a Lourdes e della credenziale che ti ho venduto e compilato. Ancora buona strada (noi scout l'auguriamo nella vita!) e...arrivederci!