Benvenuto! - Welcome! - ¡Bienvenido!

Questo Blog è stato aperto inizialmente con l'idea di supporto al pellegrinaggio da Lourdes a Fatima a piedi. Dopo aver aperto il Blog, ho pensato che può essere un mezzo con il quale condividere nella web la mia vita, i miei pensieri.

Este Blog ha sido abierto inicialmente con la idea de apoyar el peregrinaje desde Lourdes hasta a Fatima a pie. Después de haber comenzado el Blog, he pensado que podría ser un medio con el cual compartir mi vida y mis pensamientos en la web .

I've opened this Blog with the idea to support the pilgrimage from Lourdes to Fatima on foot. After opening the Blog, I thought it could be a good medium for sharing my life and my thoughts.
Thursday 22 July 2010


 Oggi vengo svegliato da Victor alle 05.15, anche oggi gli ho chiesto la gentilezza. Scendo giù e faccio colazione, latte con alcuni biscotti che ho comprato ieri. Victor con Carmine, non bevono latte, perché a Victor gli faceva venire il mal di testa, e il suo medico gli ha detto che quando si diventa grandi, il latte fa male e deve essere eliminato. 



Quindi Victor mi prende in giro perché la mattina bevo il latte, dice che sono ancora un bambino che deve crescere! Mi fa troppo ridere, anche perché anch’io lo prendo in giro per il mal di testa! È una coppia molto simpatica. 



Alle sei, Victor e Carmine sono già in cammino, io riesco ad uscire verso le 06.35. Questa mattina decido di mettere meno acqua nello zaino. Oggi c’è un po’ di freddo, quindi mi sono messo la felpa. 

 Mi sembra di essere un principe, i fiori si buttano al mio passaggio!

Anche oggi il cammino è un po’ duro, a causa di un sali e scendi per i sentieri. Il primo paese che incontro, dopo circa 13,5 km è Tiebas. 



È un piccolo centro che ha un rifugio per il pellegrino e un bar. Mi fermo al bar anche perché ho fame, mi mangio due gelati con il biscotto, che adoro, e mi bevo un bicchiere di birra. 

 Nel cammino, ognuno ha un proprio ritmo! L'importante è arrivare!

Cerco di collegarmi con il computer per pubblicare il blog, ma niente da fare, non c’è la linea 3G, che mi permette di caricare le foto e il testo con velocità. Non fa niente, seleziono le foto da pubblicare, e riparto. Anche oggi il cammino lo sento duro, io penso che forse è perché sto dormendo poco. 



Dopo un’oretta mi rifermo e mi mangio un po’ di prosciutto crudo. Rimetto tutto nello zaino e riparto. 



Qui capita un fatto molto particolare, avrò fatto un 50 metri, quando ad un certo punto, è come se ci fosse stata una persona dietro di me, non so come spiegarlo, mi sono spaventato e mi sono girato di scatto, non c’è nessuno, ma il mio sguardo cade sul coltellino che ho usato per tagliare il prosciutto, che è in terra, e una piccola borsa che avevo appeso allo zaino, e dove avevo riposto il coltellino, era aperta. Ho pensato, no, avevo 75 euro, e non c’erano più. Quindi sono tornato indietro, ho guardato attentamente, e ho trovato i soldi! Sono rimasto quindi a riflettere un po’. Qualcuno mi ha avvisato, può essere il mio Angelo custode, e mi far render conto ancor di più di quanto Dio mi è vicino in tutto. Ho riflettuto anche, no penso che sia il cammino, ma è il mettersi nel cammino, e incontriamo Dio sempre a nostro lato, come nel caso del rosario. Il cammino prosegue, oggi mi sembra che non vuole finire e sono fortunato, perché il cielo è nuvoloso, quindi mi avvantaggia la camminata. Ad Olcoz, sbaglio strada, non vedo un cartello, fortunatamente, vedo una signora in un orto, e gli chiedo informazioni. Arriva il marito che gentilmente mi spiega la strada. Sono una coppia molto carina, avranno un 60 anni e hanno ‘aria di essere una coppia semplice e felice. Ha due uova nelle mani, allora gli chiedo se me le può vendere. E lui, mi dice che assolutamente non me le vende, ma me le regala, però, mi chiede come me le mangio. Io gli dico, crude, gli tolgo il bianco e mi mangio il tuorlo. Lui è preoccupato che mi faccia male, a il da piccolo le ho sempre mangiate, con un po’ di sale e limone! 
 Mi racconta che comunque le galline hanno fatto le uova circa 30 minuti fa, quindi sono freschissime e che le sue galline sono ruspanti, quindi mi dice, sono uova biologiche! Questo signore, mi fa i complimenti per come parlo bene lo spagnolo, mi saluta, e proseguo il cammino, dopo un po’ mi fermo e mi mangio le uova. Il prossimo paese che incontro si chiama Enériz, mi fermo e mi mangio un pincho di prosciutto crudo, sarebbe un piccolo pezzo di pane con il prosciutto, e mi bevo un bicchiere di vino rosso. 


Mi riposo un po’ e riprendo il cammino, manca poco, due chilometri e finalmente arrivo alla Ermita de Enaute, sono le 16.15, e ho percorso 29km. 

 L'ermita de Eunate

L’ermita de Enaute, che significa nella lingua basca, cento porte, è stata costruita dai cavalieri dell’ordine dei Templari nel XII secolo, riportando lo stesso disegno della pianta del tempio di Gerusalemme, ottagonale. Vi sono diversi simboli nel colonnato, che rende questa ermita carica di mistero e suggestione. A lato della ermita, c’è un rifugio in una vecchia casa ristrutturata, che è gestita da una coppia, marito e moglie francesi, che vivono qui e si occupano di dare assistenza ai pellegrini. Offrono la cena e la colazione, si lascia un offerta. Io sono stanchissimo, quindi mi faccio una doccia, lavo la roba e vado a dormire. Dormo per quasi tre ore, mi sveglio alle 19.45, per la cena. Si cena tutti insieme, non siamo in tanti, siamo cinque pellegrini, c’è Victor, Carmine, l’austriaca e Miriam che è una ragazza francese, che come me è partita da Lourdes, solo che lei è passata per Saint Jean Pied de Port, qui i cammini si uniscono a pochi chilometri, infatti da domani, finirà il cammino aragonese e prenderò il cammino francés. 



Ceniamo con una minestra di verdure, alcune polpette, pasta con le verdure e uno yogurt. Si chiacchiera, in varie lingue, francese, inglese e spagnolo. 



Dopo cena, la signora responsabile del rifugio, cura con un fango, la l’austriaca, che ha i piedi distrutti. 







 Dopo di che, andiamo nell’ermita e facciamo una meditazione a lume di candela. Ognuno di noi recita nella propria lingua una preghiera con in mano una candela:



“Signore, ti offro questa luce in segno della mia fede e del mio amore.
Con questa luce io voglio offrirti la mia preghiera, il mio cammino verso Santiago e il cammino della mia vita, della mia famiglia, il mio lavoro, le mie preoccupazioni, le miei gioie e le mie tristezze, il mio desiderio di restare fedele verso il credo cristiano e il mio ringraziamento per tutto ciò che ho ricevuto da te, Signore”
Amen



Una pellegrina in meditazione


Finita la preghiera, rimaniamo in meditazione in silenzio, a lume di candela in un’atmosfera carica di pace, di una ricca emozione interiore. Siamo stanchi, ma felici. 



Al momento di uscire, arriva una pioggia fortissima, alcuni di noi erano già usciti, io invece con altre due persone rimaniamo ad aspettare che cessi un po’ la pioggia, quindi io, mi riaccendo la candela, e ritorno a meditare. Sono assorto, e contento che ci sia la pioggia, che mi regala un altro momento di meditazione, che viene interrotta da una mano che si appoggia nella mia spalla, e che mi dice è ora di andare, la pioggia si è calmata. 



Mi dirigo nel rifugio, la signora che si occupa del rifugio, ha preparato una tisana, la beviamo, tutti vanno a letto, io rimango per scrivere le emozioni della giornata, sono le 01.22, ho finito… e vado dormire…
Un abbraccio a tutti. 

 Il rifugio, visto dalla Ermita de Enaute


Il tramonto, un'altro giorno se ne va!



 È l'alba di un nuovo giorno

Oggi vengo svegliato da Victor alle 05.00 in punto, glielo avevo chiesto ieri, così che anche oggi potessi partire presto. Scendo le scale e facciamo colazione insieme, con un ottimo yogurt stile greco, che mi ricorda l’anno in cui ho vissuto a Leeds in Inghilterra, ne super market inglese, vendevano lo yogurt stile greco, fantastico! 

Victor e Carmina alla sinistra  un pellegrino francese alla destra la mattina nel rifugio di Sangüesa

Esco dall’albergo del pellegrino alle 6.00, e ne approfitto per fare varie foto al paese e al paesaggio, con la luce del sol nascente. Il cammino oggi è abbastanza duro. Una delle cose più interessanti che trovo è la fonte di San Francesco, che è stata costruita nel XVIII secolo per ricordare il passaggio del Santo. 

Il fiume che attraversa Sangüesa, fotografato all'alba.

Mi aspettano 22km prima di incontrare un centro abitato. Il cammino è scosceso, salite e discese, che lo rendono particolarmente faticoso. 

Il cammino

 Alle 9.00, decido di fare una pausa, e immerso nella naturalezza, mangio un po’ di frutta. Riprendo il cammino fino ad arrivare a Izco. A Izco mi riposo, mi mangio un gelato col biscotto, scambio due chiacchiere con una pellegrina austriaca. 

 La pausa

Oggi le riflessioni le ho fatte su come molte persone, mi dicano che non vanno in chiesa perché non credono nei preti. Come si possono fare simili affermazioni mi chiedo. Cosa vuol dire credere nei preti? Chi sono i preti perche dovremmo credere in loro? C’è una grande distorsione della realtà. La realtà è che esiste Dio, che attraverso Gesù ha fondato la chiesa con Pietro. La chiesa è come noi, in cammino. Nel mondo ci sono persone buone e persone non buone, nella chiesa ci sono persone buone, sante, e persone che hanno perso il cammino, o che forse non l’hanno mai cercato, e che si macchiano di colpe gravi. Ma noi, non siamo qui per giudicare gli altri, ognuno di noi deve guardare il proprio cammino. Se una persona butta l’immondezza per terra, manca di rispetto a se stesso e alla collettività. Se vogliamo cambiare il mondo iniziamo noi a non buttare l’immondezza nella strada, non ha senso giudicare l’altra persona, o buttare l’immondezza anche noi perché tanto lo fanno tutti, non cambieremo mai il mondo così. Quindi, nel caso della chiesa, pensiamo al nostro cammino, l’abito si sa, non fa il monaco. I sacerdoti, sono delle persone che studiano teologia, filosofia, alcuni psicologia, e che ci dovrebbero aiutare nel cammino della fede. Ovviamente sta anche a noi cercare sacerdoti che possano essere custodi della nostra fiducia. Ci sono tanti sacerdoti in gamba, e le mele marce sono sempre esistite, esistono e sempre esisteranno, finché esisterà l’uomo, essere imperfetto. Il nostro dovere di cristiani, è perdonare le debolezze altrui. Attraverso il perdono, possiamo amare. Ciò vale sopratutto per noi stessi, se non siamo capaci di perdonarci alcune mancanze, significa che non riusciamo ad amarci, significa che ci condanniamo a soffrire. La sofferenza spesso è causata da noi stessi. Qui vi è un punto importante, la confessione. 

La fonte di San Francesco, per ricordare il passaggio del Santo.

La confessione è importante, affinché vi sia la riconciliazione con Dio. Ma vi è anche una base psicologica e spirituale importantissima. Noi dobbiamo accettare i nostri limiti, perdonarli, è lì dove inizia l’amore, prima verso di noi e dopo verso gli altri. Quindi stare nella chiesa, essere praticanti, prevede la confessione, la messa ogni domenica, e seguire i 10 comandamenti. La messa è molto importante, io sento che Dio ci tiene molto, e non mi costa tanto, sono circa un 45 minuti a settimana. Questo, è credere in Dio, e noi dobbiamo credere in Lui e in nessun altro. Il fatto, che chi è stato preposto per aiutarci in questo cammino, a volte sono persone che si sono perse, ciò non è una giustificazione per allontanarsi da Dio, è solamente un meccanismo di difesa vigliacco, per non mettersi in discussione, per non camminare. È meglio contestare, accusare, che guardarsi dentro. Ognuno di noi è libero di scegliere se essere felice o no. La vita non è semplice per nessuno, di sicuro, l’amore può aiutarci a vivere con maggior serenità la vita, con maggior ottimismo, con maggior forza. Gli stessi problemi, affrontati con uno spirito differente possono essere molto più leggeri, o vissuti come una fortuna. Noi possiamo cambiare la nostra vita, non è cambiando la vita, ma la maniera di affrontarla, di viverla. Uno dei grandi miracoli è il perdono. Con il perdono noi possiamo iniziare una nuova vita, una vita dove il passato è cancellato. Questo cammino va fatto insieme a Dio, in due, Dio perdona noi, noi perdoniamo noi stessi. Il perdonare si estende anche agli altri. 

 I fiori che ornano il cammino del pellegrino!

Molto spesso, alcune sofferenza sono causate da altre persone, che per vari motivi, possono causarci gravi sofferenze. Il saper perdonare, è duale, cioè abbiamo la necessità di perdonare il prossimo per il male causato, e perdonare noi stessi per permettere che al prossimo di causarci la sofferenza. Il perdonare non significa permettere agli altri di continuare ciò ci causa un danno, qui mancherebbe l’amore per noi stessi. Mi sono soffermato molto sul punto del perdono e della confessione perché le considero alcune delle chiavi della felicità. 

Anche la terra senza l'acqua si inaridisce.

Dio è come l’acqua, indispensabile per la vita. Qui concludo, a voi le vostre più opportune riflessioni. Oggi il cammino è stato particolarmente duro, soprattutto a causa del sole, a ogni fontana che incontravo, mi bagnavo la testa e il capello! 



Finalmente alle 14.50, arrivo a Monreal, dopo 28km di cammino, una cittadina con un 550 abitanti circa, molto carina. Ciò che mi attrae l’attenzione, sono i balconi pieni di fiorellini rossi, che rendono accogliente l’entrata in questa nuova tappa. Cerco l’albergo per il pellegrino, è molto accogliente. 



Mi faccio una doccia, lavo la roba, e mi riposo un’oretta, ho un polpaccio rigido, e dei piccoli crampi. Verso le 18.00 mi sveglio, vado a comprare un po’ di cibo per la cena e per la colazione, porto tutto nel rifugio, e vado in un bar della parrocchia, a scrivere un po’, nel mentre mangio un pincho (una porzione) di tortilla e sorseggio un bicchiere di vino rosso. Alle 19.50, pago e vado nella casa parrocchiale a lato del bar, dove alle 20.00 viene celebrata la messa. Entro dentro una sala piccola, dove vi è un altare e delle sedie messe al lato delle pareti. Sedute già ci sono una decina di signore, che chiacchierano in attesa dell’inizio della celebrazione della Santa Messa. 



Vi è anche il sacerdote, con cui scambio due battute, mi chiede da dove arrivo, gli dico che sono italiano, e quindi mi dice che farà la benedizione in italiano. Inizia la messa, sto bene, è un ambiente molto familiare e raccolto. 



Dopo la comunione, sono tutti seduti, e il sacerdote i chiama, mi fa alzare in piedi, perché mi vuole dare la benedizione del pellegrino che recita in italiano. Io ho già ricevuto la benedizione del pellegrino a Jaca, per cui, penso a tutti voi che seguite il cammino con me attraverso del Blog, e quindi chiedo al Signore, che questa benedizione cada su di voi, perché anche voi siete dei pellegrini, virtuali, ma pellegrini, che ogni giorno accendete il computer e vi collegate, che ci rimanete male se per problemi di linea, non ho potuto mettere on line la descrizione della mia giornata. Leggete, vivete le mie emozioni, siete con me ogni giorno, perché sono nei vostri pensieri, e adesso, avete anche ricevuto la benedizione del pellegrino! Dopo la messa, arriva un temporale fortissimo, che mi blocca per un 15 minuti, per cui scambio alcune chiacchere con il sacerdote. Mi dice cosa faccio e gli dico che sono psicologo. Quindi lui mi racconta che ha 74 anni ed è come se fosse psicologo, ha un incarico nel tribunale della sacra rota, e mi racconta di tanti matrimoni che si annullano per immaturità. Mi dice che la gente non capisce il significato del matrimonio, e che sarebbe meglio che convivessero. Allora io gli chiedo, ma non è permesso convivere, lui mi risponde che non è permesso, e a chi convive, è vietata la comunione e la confessione. Fortunatamente una ragazza gentilmente, con un ombrello mi accompagna fino al rifugio, dove ceno e scrivo. Finisco di scrivere alle 00.30. Oramai anche i pellegrini che da diversi giorni ci rincontriamo nei rifugi, sanno del blog, sanno che scrivo per la notte, sono interessati e mi chiedono l’indirizzo web, perché vogliono seguirlo anche loro!
Un abbraccio a tutti,
Christian
Ruesta

Anche oggi mi sveglio alle 5.00, alcuni pellegrini che si svegliano presto, fanno un po’ di rumore inevitabilmente, e quindi mi sveglio, e ne approfitto per alzarmi. Voglio alzarmi presto la mattina, è uno spettacolo camminare con il fresco! Ieri Raul, il ragazzo che si occupa dell’albergo del pellegrino, che è uno dei tre abitanti, quando gli ho detto che Ruesta era una città fantasma piena di fantasmi, è sbiancato. Io scherzavo, mi riferivo no ai fantasmi, a quei pensieri, a quelle persone, che sono dovute andare via, e che sicuramente qui hanno lasciato il cuore, una parte di loro. Qui ci si può immaginare, come era la vita, i bambini che giocano, le tradizioni, le feste, la messa la domenica, la scuola, e tante altre cose. Quindi a Raul gli chiedo, ma ci sono i fantasmi qui? E lui un po’ titubando, mi dice, no, come se gli avessero chiesto un qualcosa a cui non poteva rispondere, ma doveva negare! A me affascina questa città fantasma, mi piacerebbe rimetterla come era originariamente, ma ciò è impossibile, ciò che è passato è passato e non torna. Possiamo cercare di rifarlo, ma sarà comunque diverso. Ciò che questa città mi fa pensare, riflettere, è come, i beni materiali a cui noi diamo più valore, le case, in poco tempo, se non si curano crollano. Forse sono solo le vecchie costruzioni che cadono velocemente, però, se noi guardiamo le case degli anni 80, già sono vecchie, hanno bisogno di essere ristrutturate in tutto, mi ricorda la il vangelo:

(19)“Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano,
(20)anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano
(21)Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Matteo

Mi avvio al pian terreno, dove i tre abitanti di Ruesta, ci hanno lasciato un po’ di latte, succo di frutta, marmellata. Faccio colazione insieme a Victor e Carmina, lui ha 66 anni e lei 63, sono marito e moglie e fanno il cammino a Santiago de Compostela. Sono catalani e sono molto simpatici. Gli racconto del dialogo di ieri notte, della difficoltà di molti in Spagna di capire l’importanza di una identità culturale. Loro ovviamente non possono essere che contenti, nel sapere che ieri ho difeso la loro cultura. Victor e Carmine, appena finiscono la colazione, si mettono in cammino, i esco dopo circa un 20 minuti. Tra una cosa e un’altra già sono le 06.40, e inizio il cammino. 

Per prima cosa, respiro profondamente l’aria fresca e frizzante della mattina, medito e guardo le rovine, il lavoro di anni, le aspettative, i sacrifici, lì, completamente in rovina. Provo a chiudere gli occhi ed ad ascoltare le voci del passato, sento le voci di bambini che si rincorrono, vedo una anziana signora seduta nella porta di casa, sento la vita passata, oramai andata. I passi mi portano inesorabilmente fuori della città fantasma, il cammino mi porta alla Peña de Musera, ad 800 metri, da lì posso guardare per l’ultima volta l’invaso di Yesa e lasciarlo alle mie spalle. La prima città che incontro Undués de Lerda, abitata da 71 abitanti, un paese molto carino, tutto in pietra. Nel mentre che percorro la salita, vengo punto nel polpaccio da un’ape, un dolore incredibile. Il polpaccio diventa rosso, ma continuo la camminata. Qui incontro Victor con Carmine nel bar, l’unico del paese, e fortunatamente hanno una pomata a base di ammoniaca contro le punture di api e vespe, e mi toglie subito il problema. Ho fame, ho già percorso 11,5 km, sono le 9.00, e faccio una seconda colazione. Mi riposo un po’, vedo una signora che teglia delle siepi, e ne approfitto per chiederle informazioni sul paese, mi dice che d’estate vivono circa 500 persone. 
L'invaso Yesa

Le chiedo quanto costa una casa qui, e mi dice molto, molto quanto rispondo, mi risponde, un 6.000.000 di peseta. Ma quanto in euro? Insomma, sono circa un 36.000, e le dico che non mi sembra tanto, ovviamente da restaurare. Dopo aver riempito la mia sacca di acqua, continuo il cammino e dopo alcuni chilometri, arrivo al confine di Aragon con la Navarra.

Sono in Navarra adesso, il cammino prosegue, e questi confini testimoniano il cammino che procede, e ciò mi rallegra ovviamente! 

 Un albero finalmente dopo tanti km di cammino sotto il sole

Verso le 13.00 arrivo a Sangüesa, che dopo Jaca, è un degli unici paesi con qualche abitante in più, 5000 abitanti. 



La cittadina è molto carina, San Francesco d’Assisi passò qui tra il 1212-1213 nel suo pellegrinaggi a Santiago de Compostela. All’entrata della città, mi fermo in un supermercato e compro un po’ di frutta, ciliegie, kiwi e una banana, mi siedo in una panchina all’ombra, e mi godo l’essere arrivato ad un’altra tappa!



 Oggi ho percorso 22km, ed è stato più faticoso di ieri, nonostante abbia fatto più km. Dopo il piccolo break, arrivo al rifugio, già c’è la coppia catalana e un signore francese che era sia a Ruesta che a Arrés. Mi faccio la doccia, lavo la roba, e mi riposo un po’, dormo un due ore. Mi sveglio verso le 17.34, e vado in un bar per mangiare qualcosa e cercare di scrivere. Il tempo vola, e già arrivano le 19.50, io voglio andare a messa, nella chiesa di Santiago c’è una messa alle 20.00, è una chiesa costruita nel 1144, ma conclusa nel 1365. 
 
La chiesa di Santiago (San Giacomo)  Sangüesa

Sono contento di ascoltare la messa, di fare la comunione, visto che ieri che era domenica e ne sono stato impossibilitato. Vado al supermercato e compro qualcosa per la cena, una minestra di pomodoro e una bottiglia di vino rosso, e poi una pasta e il succo d’arancia per la colazione! Non compro nient’altro, perché la coppia catalana, mi ha detto che mi avrebbe comprato degli yogurt, e avremmo diviso la colazione! Rimango scrivendo fino alle 00.30, devo pubblicare il blog, e oggi c’è la linea 3G, quindi è più veloce! Così si conclude la mia decima giornata di pellegrinaggio!

 La camerata dell'albergo del pellegrino di Sangüesa


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