Thursday 22 July 2010
10:43 | Posted by
Christian
Ruesta
Anche oggi mi sveglio alle 5.00, alcuni pellegrini che si svegliano presto, fanno un po’ di rumore inevitabilmente, e quindi mi sveglio, e ne approfitto per alzarmi. Voglio alzarmi presto la mattina, è uno spettacolo camminare con il fresco! Ieri Raul, il ragazzo che si occupa dell’albergo del pellegrino, che è uno dei tre abitanti, quando gli ho detto che Ruesta era una città fantasma piena di fantasmi, è sbiancato. Io scherzavo, mi riferivo no ai fantasmi, a quei pensieri, a quelle persone, che sono dovute andare via, e che sicuramente qui hanno lasciato il cuore, una parte di loro. Qui ci si può immaginare, come era la vita, i bambini che giocano, le tradizioni, le feste, la messa la domenica, la scuola, e tante altre cose. Quindi a Raul gli chiedo, ma ci sono i fantasmi qui? E lui un po’ titubando, mi dice, no, come se gli avessero chiesto un qualcosa a cui non poteva rispondere, ma doveva negare! A me affascina questa città fantasma, mi piacerebbe rimetterla come era originariamente, ma ciò è impossibile, ciò che è passato è passato e non torna. Possiamo cercare di rifarlo, ma sarà comunque diverso. Ciò che questa città mi fa pensare, riflettere, è come, i beni materiali a cui noi diamo più valore, le case, in poco tempo, se non si curano crollano. Forse sono solo le vecchie costruzioni che cadono velocemente, però, se noi guardiamo le case degli anni 80, già sono vecchie, hanno bisogno di essere ristrutturate in tutto, mi ricorda la il vangelo:
(19)“Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano,
(20)anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano
(21)Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Matteo
Mi avvio al pian terreno, dove i tre abitanti di Ruesta, ci hanno lasciato un po’ di latte, succo di frutta, marmellata. Faccio colazione insieme a Victor e Carmina, lui ha 66 anni e lei 63, sono marito e moglie e fanno il cammino a Santiago de Compostela. Sono catalani e sono molto simpatici. Gli racconto del dialogo di ieri notte, della difficoltà di molti in Spagna di capire l’importanza di una identità culturale. Loro ovviamente non possono essere che contenti, nel sapere che ieri ho difeso la loro cultura. Victor e Carmine, appena finiscono la colazione, si mettono in cammino, i esco dopo circa un 20 minuti. Tra una cosa e un’altra già sono le 06.40, e inizio il cammino.
Per prima cosa, respiro profondamente l’aria fresca e frizzante della mattina, medito e guardo le rovine, il lavoro di anni, le aspettative, i sacrifici, lì, completamente in rovina. Provo a chiudere gli occhi ed ad ascoltare le voci del passato, sento le voci di bambini che si rincorrono, vedo una anziana signora seduta nella porta di casa, sento la vita passata, oramai andata. I passi mi portano inesorabilmente fuori della città fantasma, il cammino mi porta alla Peña de Musera, ad 800 metri, da lì posso guardare per l’ultima volta l’invaso di Yesa e lasciarlo alle mie spalle. La prima città che incontro Undués de Lerda, abitata da 71 abitanti, un paese molto carino, tutto in pietra. Nel mentre che percorro la salita, vengo punto nel polpaccio da un’ape, un dolore incredibile. Il polpaccio diventa rosso, ma continuo la camminata. Qui incontro Victor con Carmine nel bar, l’unico del paese, e fortunatamente hanno una pomata a base di ammoniaca contro le punture di api e vespe, e mi toglie subito il problema. Ho fame, ho già percorso 11,5 km, sono le 9.00, e faccio una seconda colazione. Mi riposo un po’, vedo una signora che teglia delle siepi, e ne approfitto per chiederle informazioni sul paese, mi dice che d’estate vivono circa 500 persone.
L'invaso Yesa
Sono in Navarra adesso, il cammino prosegue, e questi confini testimoniano il cammino che procede, e ciò mi rallegra ovviamente!
Un albero finalmente dopo tanti km di cammino sotto il sole
Verso le 13.00 arrivo a Sangüesa, che dopo Jaca, è un degli unici paesi con qualche abitante in più, 5000 abitanti.
La cittadina è molto carina, San Francesco d’Assisi passò qui tra il 1212-1213 nel suo pellegrinaggi a Santiago de Compostela. All’entrata della città, mi fermo in un supermercato e compro un po’ di frutta, ciliegie, kiwi e una banana, mi siedo in una panchina all’ombra, e mi godo l’essere arrivato ad un’altra tappa!
Oggi ho percorso 22km, ed è stato più faticoso di ieri, nonostante abbia fatto più km. Dopo il piccolo break, arrivo al rifugio, già c’è la coppia catalana e un signore francese che era sia a Ruesta che a Arrés. Mi faccio la doccia, lavo la roba, e mi riposo un po’, dormo un due ore. Mi sveglio verso le 17.34, e vado in un bar per mangiare qualcosa e cercare di scrivere. Il tempo vola, e già arrivano le 19.50, io voglio andare a messa, nella chiesa di Santiago c’è una messa alle 20.00, è una chiesa costruita nel 1144, ma conclusa nel 1365.
La chiesa di Santiago (San Giacomo) Sangüesa
Sono contento di ascoltare la messa, di fare la comunione, visto che ieri che era domenica e ne sono stato impossibilitato. Vado al supermercato e compro qualcosa per la cena, una minestra di pomodoro e una bottiglia di vino rosso, e poi una pasta e il succo d’arancia per la colazione! Non compro nient’altro, perché la coppia catalana, mi ha detto che mi avrebbe comprato degli yogurt, e avremmo diviso la colazione! Rimango scrivendo fino alle 00.30, devo pubblicare il blog, e oggi c’è la linea 3G, quindi è più veloce! Così si conclude la mia decima giornata di pellegrinaggio!
La camerata dell'albergo del pellegrino di Sangüesa
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