Friday, 9 July 2010
19:15 | Posted by
Christian
Cagliari
Il giorno 4 luglio finalmente sono ripartito alla volta di Cagliari, stanco ma contento. Patricia la mattina ha voluto per forza accompagnarmi alla stazione, poi mi ha dato un sacchetto per il viaggio, due impanate al tonno, un panino al prosciutto e formaggio, 4 cioccolati, una arancia, una coca cola, un gazpacho e una caramella! Mi ha detto, potresti aver fame! È stata veramente gentile. Il mio treno partiva alle 9:31, Patricia mi ha svegliato alle 7:21, ero stanchissimo perché ero andato a dormire alle 04:00 del mattino. Il giorno precedente era stato il giorno dell’escursione, ma non solo, appena arrivati a Valladolid, siamo andati a vedere la partita España – Paraguay, bellissima partita, dove la Spagna ha vinto per uno a zero. Dopo la partita non potevo che andare a festeggiare con Felix, Patricia e i loro amici. Per loro aver vinto, rappresenta un qualcosa di importante, perché non sono mai arrivati a vincere un campionato del mondo. Felix è molto pessimista, ma tutti gli spagnoli un po’, non credono che possano essere loro adesso i campioni del mondo. Mentre salutavo per andare via con Patricia, e brindavo con un bicchiere di vino, spiegavo che devono crederci, ma loro rispondevano che io non potevo capire, che sempre ci hanno creduto e poi sono rimasti delusi, per cui adesso era più semplice non credere. È vero, gli spiegavo, so che ciò può portare a una sofferenza, perché la delusione è brutta da digerire, ma è anche vero che se non abbiamo una speranza, già stiamo perdendo qualcosa, che non potremmo recuperare neanche con la vittoria, ma assaporeremo la vittoria a metà e non per intero. Mi ricorda questo, un esperimento psicologico, fatto con dei topolini. La cavia veniva messa in acqua e doveva nuotare, per salvarsi. C’erano due prove, un dove la cavia nonostante si sforzasse non riusciva ad arrivare a toccare terra, e imparava a non sperare, la seconda cavia invece, dopo tanti sforzi, alla fine le si faceva conseguire la meta. La prima cavia, negli esperimenti successivi, non lottava più con l’acqua e si lasciava andare, la seconda invece, lottava fino alla fine, in esperimenti che venivano fatti sempre più difficili. Se noi impariamo a non sperare, anche nella piccola difficoltà non lottiamo, perché oramai abbiamo imparato a non raggiungere la meta. Ciò però, deve essere rielaborato, rivisto, affinché la speranza non muoia, ma sia sempre viva.
Sabrina
Ore 15:20, l’aereo tocca il suolo della mia amata città, Cagliari. Ad attendermi c’è la mia migliore amica ad attendermi Sabrina, che mi accompagna a casa mia. Mi cambio, e vado a ascoltare la messa. La sera arriva mia madre con la mia dolce sorellina Federica, poi Sabrina e i genitori di Sabrina. Mia madre vuol festeggiare la mia laurea, mi ha fatto fare una torta da 5 kg, grandissima visto che eravamo solamente in 6. La cosa buffa, è che non ci stava in frigorifero, quindi mia madre l’ha messa in piedi, con il risultato che quando l’abbiamo aperta, tutta la parte superiore era scesa giù, quindi ho dovuto fare un intervento chirurgico alla torta per ricomporla, con mia madre delusa e triste! Io l’ho consolata, e diciamo che l’operazione, nonostante le tante cicatrici, è andata bene, la torta era buonissima! A mezzanotte sono crollato ho abbandonato tutti e sono andato a letto.
Non mettete mai una torta in piedi!
Il 5 luglio mi sveglio con la febbre alta, e va be, c’era da aspettarselo un po’. Oggi è il giorno che devo dedicare allo zaino, lo faccio, cercando di non superare i 10kg, ma è impossibile:
Zaino 2400
sacco a pelo 700
4 paia di calze 162
ciabatte 248
1 pantaloni lunghi 378
1 pantaloncini corti 117
4 magliette 396
berretto per il sole 45
1 maglione leggero 178
1 K-Way 408
Biancheria Intima 293
2 asciugamani micro fibra 190
costume da bagno 78
lampada elettrica minatore 76
block notes
borraccia integrata 229
sacchetto indumenti sporchi 12
sapone 100
spilla da baila 10
hi phone 149
computer 2282
macchina fotografica canon 155
cavi, batterie 811
libri 393
Necesser (crema sole…) 1092
Pronto soccorso 487
pecorino sardo 842
TOTALE GR 12331
Il girno 6 di luglio, finalmente si riparte, Sabrina mi accompagna all’aeroporto, e prendo l’aero per Marseille. Arrivo alle 16:20, e devo dormire lì perché non c’è posto nel treno per Lourdes. Dormo in un hotel di fronte alla stazione, pago 40 euro, e vado a letto, sono stanco, ho ancora la febbre, e dormo fino alle 23.00 e poi di nuovo fino alle 7.00. Alle 8.31, ho il treno per Toulouse, vicino a me si siede una signora francese molto simpatica, che per tutto il viaggio mi parla in francese, nonostante le avessi spiegato che non parlavo francese, comunque sono rimasto ad ascoltarla, era così bellina. La cosa buffa, è che mi chiedeva anche informazioni su quando arrivava il treno al suo paese! Finalmente arrivo a Toulose alle 13.05 e alle 13.24 prendo il treno per Lourdes che arriva alle 15.14. Qui mi dirigo da un medico, e mi dice che ho una laringite, e mi prescrive gli antinfiammatori.
Arrivo finalmente al rifugio, conosco subito una ragazza, Tiziana, Italo – Belga, lei sta facendo il cammino a Santiago de Compostela, ma stava partendo in quel momento, quindi ci salutiamo. Nello stesso momento arriva un ragazzo belga in bicicletta, è partito in bici dal Belgio, ed è in cammino da quasi 20 giorni. Nell’albergo ci sono anche un giapponese e una giapponese. L’albergo del pellegrino, è di proprietà di Jean Louise, un signore francese, molto gentile, che ci prepara la prima colazione, inclusa nel prezzo di 15 euro per l’alloggio, e poi ci prepara la cena che è a offerta libera, si lascia anonimamente in un cassetto. C’è anche una signora, di Strasburgo, che rimane nella casa due settimane per aiutare Jean Louise, lo fa come volontariato.
Lascio il mio zaino, e vado subito a salutare la Madonna, appena arrivo sotto la grotta, la guardo, e sento una fortissima energia avvolgere tutto il mio corpo, in quel momento sento la gioia della Madonna, nel vedermi, e io non posso che gioire nella sua gioia. Prego e ritorno all’albergo del pellegrino, per la cena.
Durante la cena quindi si parlano varie lingue, il francese, l’inglese, il giapponese. Dimenticavo anche la presenza di una ragazza francese che il suo cammino era da un paese della Francia fino a Lourdes, in pratica ha già finito il cammino. Il giapponese era curioso del perché facevo il cammino, quindi inizia a spiegarglielo tutto in inglese, e lui ascoltava e annuiva con la faccia super interessata. Dopo un po’, sento il ragazzo belga e la signora francese, ridere, mi giro, e mi spiegano che il giapponese capiva solo due parole d’inglese! E va be’ ho detto, ha la faccia così interessata! Dopo cena, io, la ragazza francese e il ragazzo belga, poi siamo andati a vedere la partita España – Germania, con la vittoria strabiliante sempre per uno a zero della Spagna, per la gioia dei miei amici spagnoli!
Il giorno 4 luglio finalmente sono ripartito alla volta di Cagliari, stanco ma contento. Patricia la mattina ha voluto per forza accompagnarmi alla stazione, poi mi ha dato un sacchetto per il viaggio, due impanate al tonno, un panino al prosciutto e formaggio, 4 cioccolati, una arancia, una coca cola, un gazpacho e una caramella! Mi ha detto, potresti aver fame! È stata veramente gentile. Il mio treno partiva alle 9:31, Patricia mi ha svegliato alle 7:21, ero stanchissimo perché ero andato a dormire alle 04:00 del mattino. Il giorno precedente era stato il giorno dell’escursione, ma non solo, appena arrivati a Valladolid, siamo andati a vedere la partita España – Paraguay, bellissima partita, dove la Spagna ha vinto per uno a zero. Dopo la partita non potevo che andare a festeggiare con Felix, Patricia e i loro amici. Per loro aver vinto, rappresenta un qualcosa di importante, perché non sono mai arrivati a vincere un campionato del mondo. Felix è molto pessimista, ma tutti gli spagnoli un po’, non credono che possano essere loro adesso i campioni del mondo. Mentre salutavo per andare via con Patricia, e brindavo con un bicchiere di vino, spiegavo che devono crederci, ma loro rispondevano che io non potevo capire, che sempre ci hanno creduto e poi sono rimasti delusi, per cui adesso era più semplice non credere. È vero, gli spiegavo, so che ciò può portare a una sofferenza, perché la delusione è brutta da digerire, ma è anche vero che se non abbiamo una speranza, già stiamo perdendo qualcosa, che non potremmo recuperare neanche con la vittoria, ma assaporeremo la vittoria a metà e non per intero. Mi ricorda questo, un esperimento psicologico, fatto con dei topolini. La cavia veniva messa in acqua e doveva nuotare, per salvarsi. C’erano due prove, un dove la cavia nonostante si sforzasse non riusciva ad arrivare a toccare terra, e imparava a non sperare, la seconda cavia invece, dopo tanti sforzi, alla fine le si faceva conseguire la meta. La prima cavia, negli esperimenti successivi, non lottava più con l’acqua e si lasciava andare, la seconda invece, lottava fino alla fine, in esperimenti che venivano fatti sempre più difficili. Se noi impariamo a non sperare, anche nella piccola difficoltà non lottiamo, perché oramai abbiamo imparato a non raggiungere la meta. Ciò però, deve essere rielaborato, rivisto, affinché la speranza non muoia, ma sia sempre viva.
Sabrina
Ore 15:20, l’aereo tocca il suolo della mia amata città, Cagliari. Ad attendermi c’è la mia migliore amica ad attendermi Sabrina, che mi accompagna a casa mia. Mi cambio, e vado a ascoltare la messa. La sera arriva mia madre con la mia dolce sorellina Federica, poi Sabrina e i genitori di Sabrina. Mia madre vuol festeggiare la mia laurea, mi ha fatto fare una torta da 5 kg, grandissima visto che eravamo solamente in 6. La cosa buffa, è che non ci stava in frigorifero, quindi mia madre l’ha messa in piedi, con il risultato che quando l’abbiamo aperta, tutta la parte superiore era scesa giù, quindi ho dovuto fare un intervento chirurgico alla torta per ricomporla, con mia madre delusa e triste! Io l’ho consolata, e diciamo che l’operazione, nonostante le tante cicatrici, è andata bene, la torta era buonissima! A mezzanotte sono crollato ho abbandonato tutti e sono andato a letto.
Non mettete mai una torta in piedi!
Il 5 luglio mi sveglio con la febbre alta, e va be, c’era da aspettarselo un po’. Oggi è il giorno che devo dedicare allo zaino, lo faccio, cercando di non superare i 10kg, ma è impossibile:
Zaino 2400
sacco a pelo 700
4 paia di calze 162
ciabatte 248
1 pantaloni lunghi 378
1 pantaloncini corti 117
4 magliette 396
berretto per il sole 45
1 maglione leggero 178
1 K-Way 408
Biancheria Intima 293
2 asciugamani micro fibra 190
costume da bagno 78
lampada elettrica minatore 76
block notes
borraccia integrata 229
sacchetto indumenti sporchi 12
sapone 100
spilla da baila 10
hi phone 149
computer 2282
macchina fotografica canon 155
cavi, batterie 811
libri 393
Necesser (crema sole…) 1092
Pronto soccorso 487
pecorino sardo 842
TOTALE GR 12331
Il girno 6 di luglio, finalmente si riparte, Sabrina mi accompagna all’aeroporto, e prendo l’aero per Marseille. Arrivo alle 16:20, e devo dormire lì perché non c’è posto nel treno per Lourdes. Dormo in un hotel di fronte alla stazione, pago 40 euro, e vado a letto, sono stanco, ho ancora la febbre, e dormo fino alle 23.00 e poi di nuovo fino alle 7.00. Alle 8.31, ho il treno per Toulouse, vicino a me si siede una signora francese molto simpatica, che per tutto il viaggio mi parla in francese, nonostante le avessi spiegato che non parlavo francese, comunque sono rimasto ad ascoltarla, era così bellina. La cosa buffa, è che mi chiedeva anche informazioni su quando arrivava il treno al suo paese! Finalmente arrivo a Toulose alle 13.05 e alle 13.24 prendo il treno per Lourdes che arriva alle 15.14. Qui mi dirigo da un medico, e mi dice che ho una laringite, e mi prescrive gli antinfiammatori.
Arrivo finalmente al rifugio, conosco subito una ragazza, Tiziana, Italo – Belga, lei sta facendo il cammino a Santiago de Compostela, ma stava partendo in quel momento, quindi ci salutiamo. Nello stesso momento arriva un ragazzo belga in bicicletta, è partito in bici dal Belgio, ed è in cammino da quasi 20 giorni. Nell’albergo ci sono anche un giapponese e una giapponese. L’albergo del pellegrino, è di proprietà di Jean Louise, un signore francese, molto gentile, che ci prepara la prima colazione, inclusa nel prezzo di 15 euro per l’alloggio, e poi ci prepara la cena che è a offerta libera, si lascia anonimamente in un cassetto. C’è anche una signora, di Strasburgo, che rimane nella casa due settimane per aiutare Jean Louise, lo fa come volontariato.
Lascio il mio zaino, e vado subito a salutare la Madonna, appena arrivo sotto la grotta, la guardo, e sento una fortissima energia avvolgere tutto il mio corpo, in quel momento sento la gioia della Madonna, nel vedermi, e io non posso che gioire nella sua gioia. Prego e ritorno all’albergo del pellegrino, per la cena.
Durante la cena quindi si parlano varie lingue, il francese, l’inglese, il giapponese. Dimenticavo anche la presenza di una ragazza francese che il suo cammino era da un paese della Francia fino a Lourdes, in pratica ha già finito il cammino. Il giapponese era curioso del perché facevo il cammino, quindi inizia a spiegarglielo tutto in inglese, e lui ascoltava e annuiva con la faccia super interessata. Dopo un po’, sento il ragazzo belga e la signora francese, ridere, mi giro, e mi spiegano che il giapponese capiva solo due parole d’inglese! E va be’ ho detto, ha la faccia così interessata! Dopo cena, io, la ragazza francese e il ragazzo belga, poi siamo andati a vedere la partita España – Germania, con la vittoria strabiliante sempre per uno a zero della Spagna, per la gioia dei miei amici spagnoli!
16:16 | Posted by
Christian
Il giorno dopo l’esame, sono rientrato a Valladolid, una città, vecchia capitale della Castiglia, dove una coppia di due miei colleghi e miei amici, Felix e Patricia, mi hanno ospitato per preparare l’ultimo esame. Il giorno 2 di luglio, Felix e Patricia mi hanno voluto invitare a cena, in un ristorante speciale Gallego, per festeggiare la fine dei miei studi. È stata una bella cena, che ho apprezzato tantissimo. Con Felix e Patricia ho diviso tantissime serate dei miei primi due anni a Salamanca, loro erano avanti a me di tre anni con gli studi. Durante la cena, buffamente hanno avuto un diverbio, quindi parlando gli facevo vedere alcuni particolari della loro discussione, poi gli ho detto, guardate che sono psicologo da appena 30 ore, non vorrete già farmi lavorare! Ci siamo messi a ridere, e abbiamo continuato la nostra cena a base di pimientos de padrón, frutti di mare, polpo alla gallega, il tutto accompagnato da un ottimo Albariño bianco, vino tipico della Galicia.
Il giorno 3 di luglio, Felix ha voluto portarmi a visitare un castello a 40 minuti d’auto da Valladolid. Ero io, Felix, Patricia e David, il fratello mediano di Patricia.
In alto, Christian, il paese medievale, Felix e infine Patricia
Al rientro, ci siamo fermati in una chiesa, dove all’interno vi era la statua di San Giacomo, con il suo vestito da pellegrino e la conchiglia, segno distintivo del pellegrino che si reca a Santiago de Compostela. C'era anche una immagine di San Giovanni Battista che battezza Gesù con una conchiglia nel fiume Giordano. Troviamo all’interno della chiesa, un giovane che è archeologo e che volontariamente si offre per raccontarci la storia della chiesa, le sue origini.
L'ossario
L'archeologo ci porta anche a vedere un ossario, per fare posto nel cimitero, hanno preso tutti i resti e accatastati in ordine alle pareti in una stanza esterna alla chiesa, che da a un giardino incolto. L’archeologo ce li mostra, io nel mentre rimango allibito da quanti teschi e ossa c’erano. Credo fossero esseri umani prima, chissà cosa facevano, il loro rango, non so, adesso erano tutti uguali, lí buttati e accatastati come si accatasta la legna. Guardando i teschi sembrava che soffrissero schiacciati da altre ossa, forse dalla morte stessa. In un angolo della stanza, vi ne erano altri, questi però rovesciati, si vedeva la parte di sotto del teschio. Erano tanti, non sono, 15 o di più, in uno spazio così piccolo, così tante teste. Non posso che pensare che erano stato persone, e adesso sono morte.
Teschi rovesciati
Anche a me capiterà di morire, di diventare così. In quel momento il mio pensiero è andato alla vita. La morte è il destino, è ciò che accomuna tutti gli uomini. E tutto questo rafforza il mio pensiero iniziale: non abbiamo proprio niente da perdere nella vita, se non la vita stessa. Quando parlo di perdere la vita, non intendo morendo nel senso fisico del termine. Si muore non vivendo la vita stessa. La morte, a livello metaforico, dovrebbe avvenire ogni giorno, muoio per rinascere a nuova vita. Noi siamo sempre stati nel pensiero di Dio, nel libro della vita, e non potremmo mai morire, noi siamo immortali. Ma nella terra esiste la morte, la morte è il cadere e non rialzarsi. Quando Gesú fa il miracolo del paralitico, gli dice, “Prendi il tuo lettino, alzati e cammina”, vuol dire, prendi la tua vita, alzati, cammina. Ê quello che dobbiamo fare noi, ogni giorno, non nelle grandi, ma partendo dalle piccole. La nostra vita si costruisce partendo dal basso, da ciò che è minuscolo. Un cammino di 1800 km, non si fa in un’ora, è fatto di piccoli passi, tanti piccoli passi, che ci portano alla meta. Sarebbe un errore vedere il cammino come un tutt’uno, e non nei suoi particolari, perché sono quelle piccole vittorie, quelle piccole battaglie, che ci fanno vincere la vita, la guerra contro il male. Fino adesso non è stato affrontato questo problema, ma vi è una guerra tra male e bene.
(24) Nessuno può servire due padroni, perché odierà l’uno e amerà l’altro, Oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro, voi non potete servire Dio e mammona.
Matteo: 6
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