Benvenuto! - Welcome! - ¡Bienvenido!

Questo Blog è stato aperto inizialmente con l'idea di supporto al pellegrinaggio da Lourdes a Fatima a piedi. Dopo aver aperto il Blog, ho pensato che può essere un mezzo con il quale condividere nella web la mia vita, i miei pensieri.

Este Blog ha sido abierto inicialmente con la idea de apoyar el peregrinaje desde Lourdes hasta a Fatima a pie. Después de haber comenzado el Blog, he pensado que podría ser un medio con el cual compartir mi vida y mis pensamientos en la web .

I've opened this Blog with the idea to support the pilgrimage from Lourdes to Fatima on foot. After opening the Blog, I thought it could be a good medium for sharing my life and my thoughts.
Thursday, 21 November 2013
Carissimi amici,
i miei contatti per ricevere il libro Il Figlio Negato sono: 
Tel: +393925386197
Contatto skype: christianzanon
Facebook: Christian Zanon

Sono a disposizone per qualsiasi presentazione dei miei libri. 




Wednesday, 13 October 2010


Ho smesso di scrivere ad Agosto, più o meno intorno al giorno 8. Avrei voluto continuare a scrivere, ma ho avuto la necessità di immergermi maggiormente per vivere il dono che man mano stavo ricevendo da Dio. Il mio pensiero ogni giorno è sempre stato per le persone che mi hanno seguito, scritto, e chiesto preghiere. Quasi ogni giorno un rosario è stato dedicato a tutti voi che avete viaggiato con me nel cammino. So che sicuramente vi è mancata la mia cronaca, però non ho potuto fare altrimenti. Il cammino è stato ricco di tanti avvenimenti, incontri, causalità. 

 La cruz de hierro


Ciò che mi manca tanto, alcune volte, è quel momento del giorno dedicato al pranzo, dove la stanchezza era appagata dal cibo. Il mio pranzo consisteva per esempio in una fetta di formaggio di Burgos (è un formaggio fresco), pane bagnato nell’olio d’oliva extra vergine, un bicchiere di vino rosso, dei pomodori. Ogni giorno cambiavo qualcosa, a volte era tonno, altre prosciutto crudo, altre ancora salmone.




Il piacere era nel ringraziare Dio per quel cibo che si aveva a disposizione, nel sentire il sapore di ciò che si stava mangiando. In quel momento era come essere trasportati in un altro mondo, il tempo sembrava fermarsi, tutto intorno a me sembrava non esistere più. Nel sapore dell’olio d’oliva, potevo incontrare la bontà di Dio, e ringraziarlo di poter gustare quei meravigliosi sapori frutto della Sua creazione. Ciò che ho appena scritto è solo un piccolo esempio. In ogni piccola cosa ho potuto incontrare Dio, la Sua bontà, il Suo amore. Quei momenti avrei voluto fossero interminabili. 

222km a Santiago de Compostela
Un momento di meditazione prima di iniziare una cena in un rifugio d'accoglienza per i pellegrini

 Un piccolo spuntino
Il castello templare di Pontevedra 
 La cattedrale di Santiago de Compostela, dentro e fuori.


Il cammino fino alla fine ha preso un ritmo diverso, una ventina di km al giorno, a volte 30, a volte 24. Per me non era una corsa, era un vivere, un vivere ogni momento. Ogni giorno arrivavo nel rifugio sul tardi, e grazie a Dio, sempre ho trovato un posto in cui dormire. Arrivare a Santiago è stata una nuova emozione, nonostante, all’arrivo abbia avuto una febbre altissima, a causa di un’infezione virale all’intestino. Ma tempo due giorni, mi sono ripreso, e sono andato ad assistere la messa in Cattedrale dopo esser passato per la Porta Santa ed aver Abbracciato Il Santo Apostolo, San Giacomo (Santiago in Spagnolo). 

Dopo alcuni giorni sono ripartito per Fatima, e durante il cammino ho deciso di inoltrare domanda per un master in Neuropsychology (Neuropsicologia), sinceramente senza nessuna illusione. La neuropsicologia era ciò che desideravo, ma non è semplice essere ammessi ad un Master all’Estero. Altri corsi non mi interessavano, ho fatto qualche altra richiesta di ammissione, così, tanto per farla, ma non ho ricevuto nessuna risposta. Per quello in Neuropsychology, invece, la risposta mi è arrivata prima delle 24 ore. Direttamente la direttrice del Master, mi scriveva che aveva ricevuto il mio CV (curriculum vitae) ed era felice di accogliermi nel suo corso, e che necessitava solo di un paio di giorni fino a che non si fosse riunita la commissione accademica per approvare la mia candidatura ufficialmente.
Quando ho cominciato i corsi, alcuni miei compagni di master, mi hanno detto che hanno ricevuto la risposta di ammissione anche dopo 4 mesi, e ne sono rimasto meravigliato.
A dire il vero la celerità del riscontro da parte della direttrice mi aveva lasciato abbastanza sconcertato già a settembre. Oltre tutto fu proprio quella immediatezza a farmi capire quale sarebbe stata la mia strada. Un nuovo cammino, un cammino di sicuro non semplice, ma certamente un cammino che mi entusiasma tantissimo, a tutt’oggi che l’ho intrapreso.
Fu così, che dopo alcuni giorni, mi arrivò via e-mail la conferma ufficiale di accettazione al master in Neuropsycology con inizio il giorno 20 di settembre. Io ero ancora in cammino quel dì, avevo già comprato il biglietto per il ritorno a Cagliari programmato per il 15 del mese. Durante il cammino quindi, ho dovuto confermare la mia partecipazione al master, e fare altri biglietti per la mia nuova destinazione. Sarei ripartito da Cagliari il 22 di settembre. Nel mentre continuavo il cammino.
Uno dei posti più suggestivi visitati in quei giorni, fu casa Fernanda. Una coppia giovane con una figlia, con una grande casa nella campagna, in Portogallo, ospitava i pellegrini. Non volevano soldi, preparavano la cena e la colazione, tutto gratis, e che cena!!! Un’ospitalità incredibile. Io ero un po’ stanco e quindi mi sono trattenuto un paio di giorni. L’8 di settembre arrivai a Porto, bellissima città portoghese, sono andato a dormire dai pompieri, che sono volontari, e svolgono anche la funzione di ospitare i pellegrini. A Porto ho fatto un po’ di calcoli sui tempi e i km. Mi mancavano circa 190 km, e rischiavo di arrivare il 13 notte a Fatima, forse anche il 14 del mese che correva. Lì non avrei avuto il tempo di godermi la città dell’apparizione e stare con la Madonna. Per cui, da Porto ho preso un autobus, e sono arrivato a destino il 10 di settembre. Mi sono recato alla casa delle suore Scalabriniane, dove 5 anni fa mi accolsero Suor Albina e suor Carmelina. (Negli anni mi sono recato molte volte a Fatima, e sempre sono stato accolto con grande amore da queste suore). Quest’ultima volta, ne ho incontrata un’altra di sorella, Suor Angela, che è venuta a stare un po’ con Suor Albina e Suor Carmelina, tutte più o meno della stessa classe del papa Benedetto. Oltre alle tre sorelle, ho conosciuto Padre Leo, un sacerdote Scalabriniano, che svolge la sua missione in parrocchia vicino a Lisbona. 
 La bandiera sarda sventola nel piazzale del Santuario di Nostra Signora di Fatima, il giorno del mio arrivo a Fatima.
 Due giovani cammina in ginocchio come voto, davanti alla cappellina della Madonna di Fatima, è molto emozionante, sopratutto vedere le giovani coppie, e i ragazzi e ragazze!
Suor Carmelina e Suor Albina
 Suor Albina e Christian

Lì a Fatima sono andato subito a salutare la Madonna. E’ stato bellissimo, un’emozione intensa mi ha attraversato tutto il corpo, Nostra Madre Celeste, era lì che mi aspettava, e aspettava tutti coloro che erano in cammino con me spiritualmente. La sera sono andato ad ascoltare il rosario e a partecipare alla fiaccolata che ogni giorno durante i mesi estivi si svolge nel piazzale antistante la cappellina dove vi è la statua di Nostra Signora di Fatima, collocata nel luogo in cui apparve dal 13 maggio 1917 fino al 13 ottobre dello stesso anno. Ero un po’ preoccupato per non essere riuscito a fare il cammino tutto a piedi, però il tempo era quello, e no ne potevo disporre di più.
Dopo il rosario quel dì, iniziò la processione, e io ebbi la fortuna di essere il primo di una delle due file, che affiancavano una croce illuminata di bianco, che precedeva la processione. Lo straordinario fu che vi erano due bandiere sarde che sventolano nel corteo, e ciò mi fece capire che la decisione di prendere l’autobus e andare fu corretta. Nei giorni successivi ho passato dei bei momenti con le suore Scalabriniane e Padre Leo che mi hanno confermato ancora di più che la scelta di interrompere il cammino a piedi per mancanza di tempo a Porto era stata giusta. Sono stato veramente bene con loro, mi sentivo a casa, in famiglia. 

Un momento del pranzo, dalla sinistra, Suor Angelina, Suor Carmela, Suor Albina, Padre Leo, Io e Giuseppe, un amico italiano  che vive a Coimbra e che è venuto a trovarmi a Fatima.
 
 Lucia, Giacinta e Francisco, i tre bambini che videro e parlarono con la  Nostra Signora di Fatima



Ogni mattina ascoltavo la Santa Messa che Padre Leo celebrava nella casa d’accoglienza Scalabriniana, poi mi recavo al santuario in meditazione, tornavo per pranzo, si mangiava tutti insieme, poi di nuovo la cena in comunione, il rosario e la processione che finiva verso le 23.00. 



Ho passato 5 giorni meravigliosi. Il 15 di settembre, Padre Leo è stato gentilissimo, avevo il volo alle 08.30 circa da Porto, e mi ha accompagnato in auto, poi lui ha proseguito per Santiago, per finire le sue ferie celebrando l’avvenimento nella cattedrale di San Giacomo. 


Rientrare a Cagliari è stato bello, ma il cammino mi è mancato tanto. Non ho avuto molto tempo per godermi la mia città, neanche una settimana, e sono dovuto ripartire per iniziare il Master.
Oggi mi sono messo finalmente a scrivere, ho ritagliato un poco del mio spazio quotidiano (che qui è davvero poco perchè si è impegnati a tempo pieno, senza contare che a fine novembre inizierò anche le pratiche in ospedale!).
Sono molto contento del percorso, del cammino, della grandiosa esperienza trascorsa. Mi ha fatto felice anche sentire le diverse persone, che grazie all’entusiasmo che questa iniziativa ha provocato, si sono messe in cammino traendone grandi benefici. E anche le altre, che per svariati motivi, non hanno potuto mettersi in marcia fisicamente, hanno ricevuto qualcosa. 

 Il letto di casa mia, con la scritta Ben tornato scritta da mia sorellina con sassolini bianchi, e un regalo di mia Madre!


Così a conclusione, ringrazio ancora una volta tutti per l’interesse mostrato durante il percorso, e per le importanti lettere di sostegno al mio cammino.
Rimango sempre a completa disposizione per tutti, potete scrivermi al seguente indirizzo e-mail: christianzanon@hotmail.com.
Un abbraccio grande!!!
Christian
Tuesday, 24 August 2010
Ciao Cristian, spero che tu stia bene, come mai non scrivi piu', forse sei un po' stanco? Attendo con ansia che tu riprenda il racconto del tuo cammino, per me vuol dire moltissimo. . Scusami, non voleva essere un rimprovero! E' come quando aspetti un amico, che non arriva mai. Grazie a te sto' imparando che con poco si puo' vivere; nel Nome del Signore e con poco si puo'anche essere felice. Ti mando un abbraccio fortissimo, sperando che ti dia un po piu' di carica. Ciao a presto. Franca Maria  ( TI DO' IL COMNSENSO A SCRIVERE IL MIO, NOME SUL BLOG SE TI FA PIACERE)

Ciao Franca,

mi dispiace che non sto scrivendo,
ho bisogno di un po di tempo, voglio scrivere qualcosa di diverso, voglio vivere le emozioni e trascriverle senza il bisogno di fare una telecronaca.

Un abbraccio Franca,

Christian
Wednesday, 11 August 2010
Carissimi lettori, sicuramente vi siete resi conto che ci sono dei ritardi nella pubblicazione degli articoli. Me ne rammarico, molto, ma vi volevo rassicurare tutti. Il problema è nel cambio del ritmo che ha subito il cammino, siete nel mio cuore tutti i giorni, per cui,  ai  lettori affezionati chiedo un po' di pazienza. Adesso siamo ad Astorga e siamo in cammino verso Rabanal del Camino, lì speriamo di essere accolti da un monastero Benedettino e chiedere ospitalità per un paio di giorni, così potrò aggiornare il blog, e pubblicare le pagine mancanti. Grazie per la pazienza e per seguire il cammino, è come se voi tutti foste qui. 

Volevo cogliere l'occasione per ringraziare  i collaboratori esterni del blog, mia sorellina Federica, che mi aiuta nella revisione dei testi in lingua italiana, Patricia da Valladolid, per l'aiuto nella traduzione dei testi in Spagnolo, Susan che dall'Australia si sta occupando della traduzione dei testi in lingua Inglese. Ringrazio Tere, dalla Cataluña, per la sua disposizione alla traduzione dei testi in lingua Spagnola. 

Inoltre chiedo, se vi è qualcuno che voglia aiutare nelle traduzioni in Inglese e Spagnolo, o altre lingue, è il benvenuto.

Le traduzioni, avvengono ovviamente dopo la pubblicazione degli articoli in italiano, per cui, chi li voglia leggere in un'altra lingua, deve attendere alcuni giorni.

Un abbraccio a tutti dal cammino!

Astorga, 11 agosto 2010



Queridos lectores, seguramente os habéis dado cuenta de que hay retrasos en la publicación de los artículos. Lo lamento mucho. Este artículo servirá para tranquilizar a todo el mundo. El motivo i problema está en el cambio de ritmo que sufre mi viaje. Todos mis seguidores virtuales están en mi corazón cada día, por lo tanto, os pido un poco de paciencia.

Ahora estamos en Astorga y vamos hacia Rabanal del Camino, allí nos espera un monasterio benedictino con su hospitalidad durante un par de días. Entonces podré actualizar el blog y publicar los artículos que faltan. Gracias por la paciencia y por seguir la ruta conmigo. Siento que todos están conmigo.

Quería aprovechar esta oportunidad para dar las gracias a mis colaboradores externos a blog. Mi hermana pequeña Federica, que me ayuda en la revisión de los textos en italiano. Patricia de Valladolid, por su ayuda en la traducción de los textos en español. Susan que desde Australia está cuidando de la traducción de textos en inglés. Muchas gracias Tere, desde Cataluña, por tu traducción de los textos disponibles en español.

Si hay alguien que quiera ayudar en las traducciones en inglés y español, o en otros idiomas, me sentiré agradecido y será bienvenido.

Las traducciones se realizan, naturalmente, después de la publicación de los artículos en inglés, por lo tanto, aquellos que quieran leer en otro idioma, deberán esperar unos días.

Un abrazo para todos desde el camino!

Astorga, 11 de agosto de 2010
Tuesday, 10 August 2010
  Un monumento al pellegrino

Anche oggi mi sveglio verso le 06.40, è normale, qui negli alberghi si dorme nelle camerate,e la maggior parte delle persone si alza verso le 05.00, da quell’ora è un viavai di persone che prepara gli zaini, e inesorabilmente fa rumore, e alla fine tutti si svegliano. Alle 7.30 sono già giù nella cucina facendo colazione, e appena finito, prendo lo zaino e mi metto in marcia. C’è freddo la mattina, e la felpa fa veramente piacere. 



Il cammino non presenta difficoltà, è in rettilineo con la strada statale. Dopo due ore arrivo a Villarmentero de Campos e mi fermo per comprare un gelato. 
Qui incontro sedute in una panca due capre! Pensavo fossero finte, poi si sono messe a belare, e mi sono spaventato! E chi pensava mai di trovare due capre sedute su una panca! Mi siedo, e con le capre al fianco  mangio un gelato col biscotto! 

Le capre!

Qui conosco il titolare del bar, ho visto delle tende indiane dietro il bar che mi hanno incuriosito, gli chiedo informazioni, e mi dice che le ha adibite per i pellegrini desiderosi di dormire in una tenda indiana per 5 euro a posto letto. 





Dopo essermi riposato, mi rimetto in marcia, arrivo a Carrión de Los Condes circa alle 16.00. Per primo vado nel rifugio di Santa Clara, entro e sento uno hospitalero che caccia via di malo modo un pellegrino, che io conosco (aveva dormito nella mia stessa camerata a Fromista,)è un uomo di circa 55 anni. Metto un nome d’invenzione, Matteo e non scrivo la nazionalità. Al principio non capisco questa maleducazione dell’hospitalero, Matteo è un uomo gentile, lo avevo incontrato anche in un bar durante il cammino. Non intervengo con l’hospitalero perché il rifugio è completo, non ha senso adesso sprecare energie e rafforzare l’umiliazione che ha subito Matteo, gli dico di non preoccuparsi, perchè ci sono altri rifugi, e sicuramente l’hospitalero aveva il mal di pancia! Arriviamo in piazza, ma il rifugio parrocchiale è chiuso, andiamo quindi al monastero Santu Espiritu. 

 Monastero Santu Espirito

Qui è pieno, ma le suore ci accolgono con una grande gioia, e fanno in modo di darci alcuni materassi che sistemiamo in un corridoio. C’è una coppia, penso sia inglese, ma decide di andarsene, quindi rimango io con Mattia. È arrivata anche con Sabrina e Caterina, due ragazze sarde, che volevano fare il cammino insieme a me, ma purtroppo io ancora non sono arrivato a León, e di lí che loro partono perché non hanno tanto tempo, per cui decidono di iniziare il cammino sole.


Le suore sono molto contente, le osservo, e mi chiedo: perché sono così felici? cosa le motiva a darsi così da fare per darci un posto letto?. Sarà forse la missione che hanno scelto nella vita? Sono curioso, e sono contento di questa grande accoglienza. Mi chiedono di seguirle, sono bassottine e anziane, e mi portano al primo piano, dove ci sono dei materassi. Io ne prendo due, mentre Mattia uno. Appena sistemato nel corridoio affidatoci, chiudono tutte le porte e diventa una stanza. Consegno le credenziali alle suore, e qui mi chiedono 7 euro. In quel momento ho capito cosa le motivava e le rendeva così felici, si, i 7 euro a posto letto! Non fa niente, anche se io comunque non sono d’accordo che le istituzioni religiose approfittino dei pellegrini, proprio loro che dovrebbero incentivare e aiutare il pellegrinaggio.
Vado dove ho sistemato lo zaino, e metto il sacco a pelo nel letto, rendendomi conto che c’è una puzza incredibile. Mi avvicino a Mattia e capisco da dove arriva l’odore. All’inizio penso cosa fare, e come comunicarlo con tatto a Mattia. Quindi mi avvicino a lui, e gli dico che, molto probabilmente, l’hospitalero precedente, ha sentito un odore brutto, e si è innervosito, e con tatto gli dico che deve cambiarsi e farsi una bella doccia. Non è offeso, mi guarda come un bambino ubbidiente. Mi dice che va bene, vedo che va a lavarsi senza roba di ricambio, allora lo chiamo, e gli dico che deve cambiarsi. Cerca dallo zaino degli indumenti puliti, ha quasi tutti i vestiti sporchi, fortunatamente trova un paio di jeans e una maglietta. Così gli consiglio di prendersi tutta la roba sporca e di metterla in una bacinella per lavarla. Anch’io vado a fare la doccia, ma nel bagno dove vado io, non c’è acqua calda,  vado in un altro bagno, dove c’è Mattia e mi dice che l’acqua è bella calda. Quindi io prendo tutte le mie cose, un pellegrino tra l’altro mi da una bottiglia di shampoo e di sapone, e mi dice che è a disposizione del pellegrino, lasciato da qualcuno, che forse aveva troppo peso nello zaino. Quindi vado nel bagno dove c’è Mattia, e inizio a farmi la doccia. Nella doccia affianco c’è Mattia, e mi viene il sospetto che si stia facendo la doccia senza sapone, quindi lo chiamo, i muri non arrivano al soffitto, quindi si può parlare senza problemi. Il mio sospetto è reale, quando gli chiedo se ha il sapone e lo shampoo mi dice di no quindi glieli passo e gli dico che li può tenere. Finalmente è pulito, e diligentemente va a lavare gli indumenti con lo shampoo che gli ho dato.
Qui ci sono, due ragazze tedesche che fanno il pellegrinaggio con due asini!

Gli asini delle pellegrine tedesche a Carrión de los Condes.


Sono molto soddisfatto per Mattia, sono riuscito a spiegargli che doveva pulirsi, non è stato semplice, lo avrei potuto isolare, ma non sarebbe stato un comportamento cristiano. Avevo paura che si potesse offendere, invece no, Mattia si è sentito amato, e il suo sguardo adesso è diverso, contento. Osservo anche che ha delle ferite ai piedi molto vistose, che non si è curato, quindi lo invito ad andare dalle suore per chiedere se gliele possono curare, ma lo mandano al centro medico che si trova a lato del monastero. Torna dopo un po’, con tutte le ferite fasciate, il medico gli prescrive gli antibiotici perché ha una forte infiammazione, e gli consiglia uno stop di tre giorni nella camminata.



Ciò che è successo con Mattia, mi ha fatto riflettere molto, avevo paura che si potesse offendere, ma io glielo dovevo dire, altrimenti avrebbe rischiato di restare isolato da tutti. In buona sostanza non  bisogna mettere al margine una persona un po’ diversa  bisogna invece, rispettandone la sensibilità , cercare di avvicinarsi e dire ciò che non va in modo costruttivo e non distruttivo. Oramai è tempo di dormire! Non posso scrivere niente oggi perché non c’è una presa elettrica!
Un abbraccio a tutti quanti, un altro giorno è passato!


Una foto e un pensiero da parte di Manu, dalla Sardegna, 
che ho ricevuto via e-mail, e che condivido con tutti i lettori del blog.
Grazie di cuore Manu!
By Christian!

ti mando una foto del mio cammino quotidiano....un cammino piu stanziale sotto l aspetto fisico...ma sempre molto dinamico a livello emozionale....


un gemelleggio di foto del tuo cammino con una mia foto del mio... se vuoi puoi inserirla sul tuo blog.... scrivendo che qualcuno che ti segue appassionatamente ha voluto mandartela per sentirsi un po parte del viaggio verso SANTIAGO


abbraccio






Friday, 6 August 2010

Ogni giorno non metto la sveglia, ma regolarmente, mi sveglio prima delle sette, oggi mi sono svegliato alle 06.15 circa, cerco di dormire ancora un po’ anche perché Géraldine serve la colazione allle 07.00. Alle 06.43, decido di alzarmi, e dopo un po’ arriva Géraldine e facciamo colazione. Oggi alle 08.30 c’è la messa al monastero di Santa Clara, e io voglio andarci. Nathanaël mi dice che vuol venire con me. Io, Quim e Nathanaël ci mettiamo in cammino, viene anche Géraldine, perché deve andare al paese, Io e Quim camminiamo rapidi, per arrivare al monastero, dobbiamo andare oltre il cammino, Quim dovrebbe quindi porseguire sulla destra, ma lo convinco ad ascoltare  la messa.

  Il Monastero di Santa Clara

Arriviamo in chiesa, ma Nathanaël non arriva. Qui ci sono le monache di clausura, infatti il sacerdote, celebra la messa  dietro una gratta. Ci sono dei bellissimi canti intonati dalle monache, l’atmosfera è molto intima, di pace, di grande serenità. Arriva il momento della comunione, il sacerdote dà la comunione prima alle monache, attraverso  una finestra. Io scatto alcune foto, però non voglio disturbare l’intimità che aleggia, e le scatto senza flash, utilizzando come base d’appoggio, per non farle uscire sfocate, il banco dove sono seduto.




Dopo la messa c’è l'esposizione al Santissimo, rimango in meditazione e poi esco, Quim è già fuori che mi aspetta. Fuori incontriamo delle signore anziane, anche loro hanno assistito alla celebrazione della messa, e mi chiedono se ho fatto delle foto al Santissimo, dico loro no, perché non volevo disturbare, e poi fotografare il Santissimo, mi sembra una mancanza di rispetto verso Gesù. Loro insistono, perché l’esposizione è molto particolare, si spengono tutte le luci della chiesa, e accendono delle candele che illuminano da tre angolazioni diverse il Santissimo. La scena è molto pittoresca, scatto alcune foto, ma senza flash, dovrei mettere il cavalletto, ma è complicato, ce l’ho dentro lo zaino, quindi faccio tre foto, ma non escono bene, e poi, mi da fastidio fotografare il Santissimo, lo considero un qualcosa di intimo, che non si può fotografare. Esco dalla chiesa, e con Quim ci rimettiamo in cammino e salutiamo le tre simpatiche signore. Il cammino è in salita, Quim ha il passo più lungo, e quando arriviamo in cima, gli dico di andare pure, ognuno nel cammino ha il proprio passo, e deve seguire il suo, a meno che non si sia una coppia, in quel caso, bisogna imparare a procedere con lo stesso passo, e camminare insieme.



Nella cima della salita, incontro anche Nathanaël, il ragazzo canadese del Quebec, lui ha deciso di fermarsi di più, vuole scrivere e leggere un po’.
Da qui si gode di un panorama incredibile, ci sono delle panche e una copertura che permette di ripararsi dal sole, ma oggi il cielo è grigio, e non c'è bisogno.



Nathanaël ha nello zaino  5, 6 libri, legge molto, scrive, e medita. È un ragazzo alto 2 metri, che fa sentire un po’ piccolo  chi gli sta vicino, in compenso è molto simpatico, anticonformista, non cammina con gli scarponi, anche se li ha nello zaino, dice che preferisce camminare con le giapponesine!
Quim è già partito, Nathanaël si ferma, e io decido di partire.

 La Ermita di San Nicola

Dopo alcuni km incontro la Ermita di San Nicola del XIII secolo, ristrutturata dalla Confraternita Italiana di San Jacopo con sede in Perugia.

 La Ermita di San Nicola

La ermita è priva di elettricità, gli Hospitaleros preparano una cena, per i pellegrini, prima però c’è la lavanda dei piedi, gli hospitaleros lavano i piedi ai pellegrini.



Dopo generalmente si va a letto e il giorno dopo preparano la colazione. Io arriva intorno alle dodici, la porta è aperta, entro e mi rendo conto di conoscere già l’ermita, perché c’ero stato cinque anni fa nel precedente pellegrinaggio. Ho un brutto ricordo: l’hospitalero dell’epoca aveva qualcosa di mancante, che lo accomunava a quelli che arrivano dall’associazione di Madrid.



Entro, e faccio delle foto, vedo una signora seduta, è l’hospitalera. La saluto in italiano con un buongiorno. Lei risponde freddamente. Io ignaro continuo a fotografare, perché l’ermita merita di essere conosciuta anche da chi semplicemente mi segue sul blog perché non può essere lì. Vorrei un caffè per parlare un po’ per capire il motivo di questa freddezza di questa indifferenza alle persone. Non posso accettare. Lei è restia, poi cede. Ci presentiamo e gli dico di essere giá stato lì. Lei mi dice che non è semplice una esistenza così, anzi un lavoro così. È da quindici anni che fa la hospitalera e non è facile fare questo mestiere. Poi per caso esco con suo marito a fare una chiacchierata dopo la cena che, gentilmente e su insistenza, accetto che mi venga offerta. Mi siedo vicino all’altare, il pranzo non è ancora iniziato. Nell’altare c’è l’immagine di San Giacomo, della Madonna, e di San Nicola. In questa ermita mi sento di casa, primo perché è per i pellegrini, perché è italiana, perché ho dormito qui cinque anni fa, nel 2005 durante il mio anteriore pellegrinaggio da Lourdes a Fatima, e poi, ci penso, perché io sono nato il giorno di San Nicola, l’ermita è di San Nicolau! Inoltre, nel 2004 andai a Perugia, presso la Confraternita Italiana di San Jacopo, dove conobbi a Davide Gandini, che ha scritto un libro molto bello, che consiglio, si chiama “Il Portico della Gloria” e pala di un suo viaggio da Lourdes a Santiago, mi pare fatto nel 1999. Davide ispirò il mio pellegrinaggio da Lourdes, io aggiunsi Fatima, volevo qualcosa in più. In quello stesso giorno, capitai per caso, nel tavolo con Luciano Callegari, che cura con grande devozione e amore, il sito www.pellegrinando.it, che è un punto di riferimento per chi si vuole mettere in cammino. Luciano mi ha ispirato a fare questo blog e ha contribuito pubblicando il mio annuncio, “grazie di cuore Luciano, da parte mia e da parte di coloro che usufruiscono di questo log”. Tutto ciò quindi, ha un grande significato, e rende la mia permanenza nell’ermita di San Nicolau, molto familiare



Finisco la meditazione, faccio alcuni gradini per condividere il pranzo, dico a Paola che mi sento a casa, anche perché io sono nato il giorno di San Nicola.



Paola mi chiede, quando fossi nato, io gli rispondo il 6 dicembre, e le chiedo se sapeva quando fosse la festa di San Nicola. Lei mi dice che lo sapeva, ma che voleva vedere se avessi detto la verità. Io ci rimango male, non so perché avrei dovuto mentire. Medito e rifletto su queste poche parole di Paola.
Chi mente generalmente pensa che tutto il mondo menta, e mi fa meditare ancora sull’accoglienza del pellegrino. Quando si accoglie qualcuno, non deve interessarci chi è, si accoglie e basta, altrimenti entra il giudizio. Noi non siamo chiamati a giudicare, ognuno di noi è chiamato ad amare. Inizia il pranzo, si mangia un ottimo piatto di spaghetti con un sugo speciale, una fettina di carne, e i “pimentos de Padrón”, (tipici della Galizia, un è piccante e un’altro no), non manca ovviamente il vino! Finisce il pranzo, ci si saluta, e ringrazio ovviamente Paola, per l’invito.
Esco fuori e saluto Claudio, il marito, e gli chiedo, cos’è per lui fare lo Hospitaleros. Lui ci pensa, e mi dice è un servizio. Io lo guardo, penso, e gli dico, no, non è un servizio, non è un’impresa, le imprese scrivono “siamo al vostro servizio”. Fare l’hospitalero, gli ribadisco, e in quel momento capisco tante cose anch’io, è una missione! Claudio mi guarda, e io quindi cerco un esempio, si, ci sono, Santa Teresa di Calcutta, si, lei faceva le cose come una missione, non chiedeva se era cattolico per esempio, curava tutti! Claudio mi guarda, e dice, cose grosse, e fa un sorrisetto, come se non sapesse rispondere a questo mio esempio. Io quindi incalzo, e gli dico, che il lavoro per esempio, di Santa Teresa di Calcutta, non è per il suo compiacimento personale, è un esempio per il mondo intero, e se noi guardassimo certe persone traendone insegnamento, glorificheremmo la loro vita.



La loro vita non deve essere inutile, deve essere imitata, loro, i santi, imitano Cristo, Gesù, noi dobbiamo fare lo stesso. In questo momento ho capito la differenza tra hospitaleros, chi riesce a dare amore e non freddezza, sono color che lo fanno come una missione, e non come un servizio.
Quindi qui mi rivolgo a tutti gli hospitaleros, a te Paola, non vuol dire che se fai l’hospitalera da 15 anni, e hai esperienza, sei perfetta. No, non si sta trasmettendo amore per il semplice motivo, che si  sta facendo un servizio. Con ciò non voglio dire che il tuo lavoro non va bene, ma  deve essere svolto più amorevolmente come se fosse una missione.



Il cammino continua, e dopo un po’ arrivo a Fromista. Sono contento, mi sistemo, lavo la roba, compro un po’ di roba da mangiare, ceno e rimango a scrivere qualcosa fino alle 02.00.

 Fromista

Un abbraccio a tutti, Christian.

 Fromista

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