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Questo Blog è stato aperto inizialmente con l'idea di supporto al pellegrinaggio da Lourdes a Fatima a piedi. Dopo aver aperto il Blog, ho pensato che può essere un mezzo con il quale condividere nella web la mia vita, i miei pensieri.

Este Blog ha sido abierto inicialmente con la idea de apoyar el peregrinaje desde Lourdes hasta a Fatima a pie. Después de haber comenzado el Blog, he pensado que podría ser un medio con el cual compartir mi vida y mis pensamientos en la web .

I've opened this Blog with the idea to support the pilgrimage from Lourdes to Fatima on foot. After opening the Blog, I thought it could be a good medium for sharing my life and my thoughts.
Monday 12 July 2010

07.30, mi sveglio naturalmente senza la necessità della sveglia, che in ogni caso non avevo messo. Sono indeciso cosa fare, se trattenermi un altro giorno a Arudy per riposarmi, sono solo preoccupato di non affaticare la gambe i primi giorni, per paura di infiammarmi i tendini. In ogni caso devo prima di tutto scrivere la giornata d’ieri, poi deciderò. Vado a fare colazione e incontro Pierre, che mangia pancetta, patate al forno e uva fritte. Lo guardo, e gli dico che non mi sembra la colazione tipica francese. Lui mi dice che è quella che facevano prima d’andare al campo i contadini, lui oggi deve andare in un paese a 50 km dove deve fare un percorso a piedi per scrivere una mappa per i pellegrini. 
Mi spiega, che molti pellegrini, gli chiedono indicazioni, ma per lui il cammino è nuovo, è arrivato solamente da due anni e mezzo ad Arudy. Io bevo il latte e mangio una briosce con marmellata e uno yogurt. Pierre vive con un gatto, anche lui fa la colazione, solo che non so perché, la vomita tutta. Pierre mi da un foglio che ha scritto a mano e vi è indicata la strada per arrivare fino a Sarrance. La tappa è di 32,5 km circa. Finisco di scrivere la giornata precedente verso le 10.00, e tra preparare lo zaino, andare al super market per comprare qualcosa da mangiare, visto che so che non incontrerò centri abitati, si fanno le 11.20. È tardi, sono consapevole, però oramai ho deciso di partire, anche se ho qualche dubbio, forse mi sarebbe convenuto rimanere un giorno in più ad Arudy. Il cammino si svolge attraverso una strada asfaltata, ma non passano macchine, una ogni 20 minuti più o meno. La strada è in salita, regna il silenzio, rotto solamente quando passa un’auto. Cammino senza fermarmi fino alle 13.25, due ore di cammino.


                           Ho gli occhi chiusi perché mi è entrato un moscerino negli occhi!


Dopo di che, mi siedo a lato della strada, apro il materassino, e mi metto a mangiare il cuscus alle verdure che ho comprato a Arudy. Non ho le forchette, ma non è un problema, durante un mio viaggio in Nepal, mi insegnarono a mangiare con le mani, che non è semplice. Se andate in India, Nepal, e mangiate con le mani, usate la mano destra, non è una superstizione, è solamente che la sinistra la usano per lavarsi le parti intime, quindi vi guarderebbero alquanto disgustati! Dopo una pausa di 40 minuti, mi rialzo e continuo il cammino nel silenzio, bellissimo, lo adoro. La febbre è andata via, oggi no ne avevo, sono abbastanza contento, l’unico è che sento un po’ di dolore alla gamba destra, quindi devo diminuire un po’ il passo. La particolarità di questi posti, è che non si trova quasi nessuno in giro.



Verso le 15.30, finisco l’acqua, e in una deviazione per i campi, mi fermo in una casa, busso e chiedo dell’acqua, cosa che fanno subito, e mi trattengo un po’ a parlare con la signora che mi ha dato l’acqua. Continuo, e arrivo a un paese che Lurbe Saint Christau. Sono già le 17.00, e mi mancano 9 km da fare per un sentiero di montagna. Sono preoccupato di arrivare tardi a Sarrance. Stavo rispondendo a un messaggio, e avevo un sorriso, quando alzo lo sguardo, vedo un signore che mi guarda, io spontaneamente, gli dico Hola in spagnolo, lui parlava spagnolo e mi risponde. Mi chiede dove vado, e gli dico che vado a Sarrance, ma sono un po’ preoccupato perché mi fa male un tendine. Lui spontaneamente, mi dice che anche lui sta andando a Sarrance con la moglie, e mi spiega che anche loro stanno facendo il cammino di Santiago, solo che siccome lui è diabetico, ha paura che gli possa succedere qualcosa, allora, si è organizzato con la moglie con due auto, un’auto la mettono all’inizio del percorse, e un’auto alla fine. Iniziano il percorso e quando arrivano alla fine, vanno in auto a riprendere l’altra auto. Quindi anche loro andavano al mio stesso rifugio. Mancano 9 km, e non so che fare, sinceramente ne ho bisogno, non voglio forzare troppo, ma non so. Poi, ci penso, effettivamente molte volte dobbiamo anche riconoscere i nostri limiti, e quindi accetto. Comunque, poi ci ho pensato, che strana coincidenza, da quel punto in poi iniziava un sentiero di montagna, largo 30 cm in alcuni punti, con strapiombi di 40 metri, e non avrei incontrato più nessuno. Quindi se le energie mi avesssero abbandonato, avrei dovuto dormire nella montagna. In total oggi quindi ho fatto a piedi 21,5 km. Arrivo quindi a Sarrance e mi reco nella chiesa, dove il parroco ha messo a disposizione un’area. Appena arrivo, il parroco è impegnato perché sta facendo vedere la chiesa a dei turisti, dopo un po', si avvicina, e mi dice se sono italiano, e incomincia con, va bene, e continua in francese. Un turista, si avvicina, e gli dice, capendo che mi stava spiegando come arrivare alla struttura dove si alloggiano i pellegrini, si offre volontario per accompagnarmi. Mi spiega poi, in inglese, che lui aveva fatto il cammino a giugno, e che secondo lui, chi iniziava da fuori della Spagna, erano i veri pellegrini e non turisti. Poi, mi si avvicina e mi abbraccia fortissimo, e mi dice che era contento di avermi incontrato, mi saluta e se ve va.   Dopo che mi son fatto la doccia, cambiato, vado dal parroco per farmi mettere il timbro nelle credenziali, e mi dice che si paga 8 euro per un letto in una camerata. Io non sono molto d’accordo, perché secondo me, le strutture d’accoglienza ai pellegrini devono essere ad offerta. Uno sa quanto può mettere o quanto no può mettere. Quindi glielo ho detto al parroco, che scocciato mi fa, va bene, facciamo 5. Mi è sembrato di essere in un mercato di Marrakech.

                                                                            Sarrance


Non ha compreso ciò che gli volevo comunicare, cioè che chi va a fare un pellegrinaggio, è comunque un cercare se stessi, Dio, e le strutture religiose, devono appoggiare questo. Comunque sono contento adesso, così ho il tempo d’aggiornare il blog!

Un abbraccio a tutti, e un grazie a tutte le persone che mi stanno scrivendo!

                                   Il  chiostro della chiesa di Sarrance, dove ospitano i pellegrini


Mi sveglio alle 7.30 circa, Enzo già si sa preparando lo zaino. Io ho un po’ di mal di testa, che mi accompagnerà fino alla notte, che attribuisco alla fine, a un po’ d’insolazione che ho preso ieri. Enzo decide di partire subito perché vuole tentare di fare due tappe insieme, circa un 43km. Io non me la sento, e non fa parte della mia filosofia di viaggio. Io il cammino lo voglio vivere. La moderna società ci imprime continuamente una corsa, vuole darci ritmi sempre più veloci, un esempio della nostra era sono i fast food (cibi veloci). Non abbiamo neanche il tempo di sederci, e di gustare il cibo che stiamo mangiando. Io ogni volta che mangio, voglio sentire il gusto di ciò che mangio, lo voglio assaporare, voglio essere lì. È in quel momento che io sto vivendo, è in quell’attimo, quell’attimo che può diventare infinito, quel attimo dove posso incontrare la felicità. Il guardare il cibo, i suoi colori, chiudere gli occhi e assaporare, cambiare il cibo e provare un nuovo sapore. Se io non mi soffermo nell’attimo quando mangio, finisco la colazione, il pranzo o la cena, che mi sono completamente dimenticato il gusto di ciò che ho mangiato. Questa mia filosofia, io la utilizzo in tutto il cammino della mia vita. Perciò, io il cammino non lo voglio fare di corsa, perché perderei certi particolari, e a quel punto me ne sto a casa. Io nel cammino ho la necessità d’osservare il creato, ciò che Dio ha fatto per noi uomini, e rimango ogni giorno sempre più entusiasta. Il cammino ha inizio, e passo la prima ora recitando in silenzio il rosario. Sono molto contento, perché non ho mai tempo di recitarlo, e quando cammino lo trovo più semplice, posso farne tanti. Attraverso il rosario posso dialogare di più con la Maria, esprimere i miei pensieri, e cercare di ragionarli. Posso pregare per le persone che conosco, per chi mi è antipatico, per chi non conosco e rischia di morire nel peccato mortale, per me. Il pregare per le persone che mi sono antipatiche, mi aiuta a perdonare i loro limiti, a capirli, ad accettarli. Pregare per me, mi aiuta a capire i miei limiti, a capirli ed ad accettarli. Pregare per le persone che non conosco, mi aiuta a ricordare, che adesso, in questo momento, in ogni momento, ci sono delle persone che stanno soffrendo, che stanno subendo un incidente, un lutto, un’operazione, tutto ciò mi aiuta ad apprezzare maggiormente ciò che ho, mi aiuta a stare con gli altri, a condividere emozioni tristi, ma nello stesso tempo, a trasmettere una felicità, una felicità che è alla portata di tutti. Alle 10.00 sento le campane, è domenica, la chiesa è vicina, quindi affretto il passo e alle 10.04 entro in chiesa. La messa è a metà, sicuramente è iniziata alle 9.30. È appena finita la predica. La chiesa è molto bella, ci saranno un 35 persone, sono gli abitanti di questo piccolo paesino che si chiama Bruges. In prima fila, c’è una giovane mamma con una figlia malata con la sindrome di down. La bambina avrà un’età cronologica di 8 anni, ma ha uno sviluppo mentale e i comportamenti di una bambina di 4 anni. Ogni tanto si sposta, si nota che tutti la conoscono, ha un passeggino con una bambola che coccola. Nonostante la tristezza che si potrebbe recepire, al contrario, si recepisce una grande gioia. Durante la comunione, il sacerdote s’avvicina e bacia la bambina, è come se questa bambina più che tristezza abbia portato gioia. Può sembrare a vista di alcuni, un qualcosa di non normale, soprattutto perché nessuno di noi si augura certo di avere un figlio con la sindrome di down. Questa comunità è riuscita a trasformare la tristezza in felicità, questo è un miracolo, un miracolo che è a portata di tutti, non abbiamo la necessità di avere qualche dono particolare, noi possiamo fare i miracoli. È finita la messa e mi riavvio per il cammino. Passo attraverso i boschi, a volte fuori e posso ammirare le montagne, le valli, le belle case isolate, case da fiaba. Davanti a una di queste case, c’era un cancello aperto, esce un cane di mezza taglia abbaiando, a cui non faccio molto caso ma non gli do le spalle. Subito dopo esce un altro cane nero, più grosso, e come si sa, l’unione fa la forza, si avvicina abbaiando, sbavando, tenta di mordere, e quindi per difesa, con un calcio leggero da karaté, gli colpisco sotto la bocca, per fargliela chiudere, senza fargli male, cosa che però lascia spiazzato il cane, che scappa subito dentro il cancello inseguito dall’altro cane. A quel punto chiamo il padrone della casa e gliene dico due in italiano! Il significato del cane, è, che davanti anche a un improvviso problema, non lasciate mai che vi colpiscano alle spalle, e nel momento che cercano di colpirvi, difendetevi senza paura. Se io avessi avuto paura, e gli avessi dato le spalle, il cane mi avrebbe inseguito e morso alle spalle. Bisogna sempre mostrare la faccia all’avversario, e pronti a difendersi. San Pio, diceva che bisogna pregare, per vegliare contro le tentazioni, contro il male, affinché non ci colga impreparati. Arrivo verso le 14.30 a Sant Colome, chiedo a una persona un po’ d’acqua, e mi da una bottiglia di 2 litri, fresca, (chiedi e ti sarà dato) dopo di che mangio un po’ di pecorino sardo, e via di nuovo verso Arudy. Il cammino nei boschi mi fanno aumentare di molto il cammino, sono segnalati male, ma io godo della natura, di questa pace incontaminata, della solitudine. Non s’incontra nessuno in queste strade! Verso le 17.00 arrivo a Arudy, mi reco dove c’è la chiesa, e dei signori anziani, mi dicono dov’è la casa del parroco.

                                                     La casa parrocchiale di Arudy

Il parroco si chiama Pierre, non c’è, ma una signora anziana, mi apre e mi fa entrare in questa casa parrocchiale grandissima, avrà un 400 mq. Mi da una stanza, che bello!, col letto matrimoniale, cosa che adoro. Il letto sembra quello di Napoleone Bonaparte, il cuscino è come un rotolo di salame, pesante. Mi faccio subito una doccia, sono dolorante completamente, lavo la roba, e dopodiché arriva Pierre, il parroco, si presenta e mi dice che per le 19.30 prepara la cena. Io approfitto del tempo che ho per pubblicare qualcosa nel blog. Il tempo è velocissimo e mi chiama per la cena. Sono arrivati anche una coppia italiana, Franco e Maria, lui cammina da casa sua, cioè dal Trentino Alto Adige, mentre la moglie l’ha raggiunta a Lourdes. Loro fanno molti km al giorno, nonostante avranno un 65 anni e la moglie porta un busto perché le si sono inclinate tre vertebre in una caduta nella sua casa. Io non condivido queste maratone, non ricevi nessun premio, e perdi tanti particolari.

                                                Christian, Pierre, Maria e franco
 
Pierre parla spagnolo, per cui ci incontriamo subito in sintonia, e alle 20.30 guardiamo la partita Spagna – Olanda. Anche Pierre tifa la Spagna, per cui ci siamo trovati uniti nel tifo, e per grande gioia di tutti gli spagnoli, la Spagna vince per 1:0! Fantastico! È la prima volta che la Spagna vince un mondiale! ¡Enhorabuena amigos españoles! Si è fatto tardi, vorrei scrivere, ma ho mal di testa, quindi decido di andare a letto e di scrivere l’indomani mattina!
Un abbraccio a tutti quanti!

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